cctm collettivo culturale tuttomondo Filomena di Paola aka Shedir
Io sono antica, dicevo a un amico qualche giorno fa, senza riuscire a spiegargli in quel momento in che senso lo intendessi.
Non è l’identificarsi col tradizionalista, perché la mia è anche accoglienza del nuovo, non è avversione indiscriminata al progresso, perché in fondo di questo faccio uso.
Ma è il modo di rapportarmi a tutto questo che mi fa antica. Perché il mio concetto di tempo è un concetto recuperato dall’antico.
Darsi tempo, principalmente, non lasciarsi mangiare e consumare dalle cose.
Questa è un’epoca che fagocita tutto senza dichiararlo apertamente. Io rifiuto di essere fagocitata dal superfluo che sembra diventato oggigiorno la necessità, la priorità, la norma.
Essere antichi, per come lo intendo io, significa privilegiare la qualità della vita rispetto alla quantità indifferenziata dell’abbondanza.
Qualità significa conoscere, consumare senza spreco, non abbuffarsi né di oggetti né di cibo. Saper scegliere le cose di cui abbiamo veramente bisogno, senza sottometterci alle mode, all’usa e getta che altro scopo non ha se non quello di favorire l’ennesimo ricambio di quanto si produce, nell’ottica di un eterno temporaneo consumo, di una sempre accresciuta produzione, e per contro, di un costante aumento nello svilimento e sfruttamento della manodopera impiegata in paesi resi sempre più poveri.
Mi sento antica perché voglio assaporare, gustare la genuinità e non mi accontento della sua rappresentazione puramente virtuale. Perché conosco quel che la mia terra produce di buono e so dargli valore.
Antico è il mio bisogno di affidarmi a un’educazione fondamentale su quanto mi è utile oltre che piacevole.
Antico è il rifiuto all’omologazione propugnata e diffusa da discutibili modelli, da discutibilissimi linguaggi e personaggi dei mass media.
Antico è anche il tempo selezionato, e perciò ridotto, dedicato a queste attività, perché è tempo usato contro il tempo che ci è dato per vivere.
Significa, essere antica, anche uscirsene senza portarsi necessariamente il cellulare, senza essere per forza collegati e rintracciabili da chiunque ed in qualunque posto, in qualsiasi momento, non piegarsi all’insensata necessità di controllare 300 volte al giorno il telefonino o di lasciarlo come un bicchiere, un piatto, accanto a te sul tavolo del bar o del ristorante.
Antico è ritagliarsi uno spazio privato, difenderlo e arricchirlo di interessi che ti gratificano perché ti formano.
Antico è camminare e mantenere il corpo in attività, è posare lo sguardo sempre fresco e nuovo su oggetti e persone vedendole e ascoltandole con partecipazione.
Significa saper distinguere i profumi, riconoscere i fiori, gli alberi, i venti, il valore di ogni singola parola, di ogni atto disinteressato d’amicizia.
È l’amore del bello naturale, dei veri colori di un tramonto, ad esempio, di per sé già qualcosa di insostituibile e irrecuperabile.
Di uomini e donne che fanno un uso discreto della loro bellezza e un uso quotidiano e naturale della loro gentilezza.
Quest’antico è rivoluzionario, è ancora il no del ribelle di Camus, è memoria che non sbiadisce con un colpo di spugna, è il no al signorsì nei confronti del progresso consumistico e omologante che si è impadronito già delle vite e principalmente delle vite di oggi.
E non deve spaventare questa solitudine. La solitudine di trovarsi nella direzione opposta a quella imperante. Che sia questo il sensato, il reale e l’umanissimo progresso.
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Filomena Di Paola aka Shedir
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Filomena Di Paola è nata e cresciuta in un luminoso paesino del Cilento, Montecorice.
Conosciuta anche con lo pseudonimo di Shedir si è laureata presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” in Lingue e Letterature Straniere Moderne con una tesi sugli scritti giovanili di Albert Camus. A Napoli, negli stessi anni, scrive per alcune riviste e periodici quali Arte e Carte e Il Denaro, in terza pagina. Da circa vent’anni risiede in Grecia, ad Atene, occupandosi dell’insegnamento della lingua italiana L2 a stranieri, (con una propria scuola di lingua e cultura italiana, attiva fino a pochi anni fa) e di traduzioni, cui affianca la dedizione e la passione per quella che considera la sua vocazione principale, la scrittura e particolarmente la poesia, che coltiva da oltre 30 anni.
Alcune poesie– tratte da un corpus quasi completamente inedito– sono state scelte da Elio Pecora e pubblicate su “Poeti e Poesia”, n.37, aprile 2016. Altri inediti sono apparsi sulla rivista l’EstroVerso, nel mese di luglio, 2016. (http://www.lestroverso.it/author/filomena-shedir-di-paola/) .
Nel 2018 altre poesie, tradotte in greco, sono sul sito di Poets-radio https://www.poets-radio.net/la-poesia-di-filomena.
Quando può, ama dipingere.