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Bertolt Brecht (Germania)

01/04/2023 By carlaita

cctm collettivo culturale tuttomondo Bertolt Brecht (Germania)

Primavera di Bertolt Brecht (Augsburg, 1898 – Berlino Est, 1956)

Su un ramo secco e arido
è fiorito un fiore
stanotte nel timore
che vi sfuggisse maggio.

Non ci contavo ormai,
lo davo per spacciato
al mio sguardo inutile.
Quasi l’avrei tagliato.

Buckow, 1953

da Poesie e frammenti 1948–1953, Einaudi, 2005
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bertolt brecht primavera cctm a noi piace leggere poesia

illustrazione Taguchi Yuka, Brilliance of Cherry Blossoms

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Bertolt Brecht scrittore e uomo di teatro tedesco (Augusta 1898 – Berlino 1956).

Nato da genitori di agiata borghesia, frequentò gli ambienti dell’avanguardia artistica monacense e berlinese abbandonando, senza concluderli, gli studi di medicina e volgendosi all’attività letteraria. Sullo scorcio degli anni Venti venne maturando il decisivo incontro, sia teorico sia politico, con il marxismo.

Andato in esilio nel 1933, fu successivamente in Svizzera, Danimarca, Svezia, Finlandia e Stati Uniti, da dove nel 1948 rientrò in Europa, stabilendosi a Berlino Est. Qui, insieme alla moglie Helene Weigel, fondò nel 1949 il Berliner Ensemble, cui dedicò quasi per intero gli ultimi anni. (fonte Treccani)

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cctm.website

Formatosi nel clima dell’espressionismo patetico e umanitario nonché dei giochi paradossali e provocanti del dadaismo, seppe trovarvi uno spazio poetico autonomo sin dai primi esperimenti originali (i drammi Baal, 1918; Trommeln in der Nacht, 1918-20; Leben Eduards des Zweiten von England, 1924; alcune liriche riunite più tardi nella Hauspostille, 1927), in cui circola una considerazione del mondo e delle cose che è disincantata e nello stesso tempo piena di umana curiosità, una ironia corrosiva che si diverte a demolire i valori più tradizionali della borghesia guglielmina, una ricerca delle ragioni materiali che sollecitano azioni e comportamenti degli individui.

Sbocco naturale di tale posizione critica è una prospettiva sociologica, che se da un lato mette a fuoco il tema della massificazione nella società moderna (Im Dickicht der Städte, 1921-24; Mann ist Mann, 1924-26), dall’altro illustra la tesi proudhoniana della proprietà come furto e il processo capitalistico di feticizzazione del denaro (Die Dreigroschenoper, 1928, e Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny, 1927-29, nate dal felice incontro con l’estro musicale di Kurt Weill). Della prima egli darà una replica in prosa con il Dreigroschenroman, 1934).

Prende anche corpo, in questo periodo, la teoria del teatro epico che Brecht contrappone allo psicologismo tradizionale: con spezzature di vario genere del crescendo drammatico, ne imbriglia gli effetti emotivi e crea un solido margine alla presenza attiva e cosciente delle facoltà razionali dello spettatore. Lo studio del marxismo, e la congiunta espansione dei suoi interessi ideologici, sono documentati dai cosiddetti “drammi didattici” (Das Badener Lehrstück vom Einverständnis, 1929; Der Jasager e Der Neinsager, 1929-30; Die Massnahme, 1930; Die Ausnahme und die Regel, 1930; Die Horatier und die Kuriatier, 1933-34, con la significativa appendice del Verhör des Lukullus, 1939).

Ma attraverso l’asciuttezza della Heilige Johanna der Schlachthöfe (1929-31) e della Mutter (1930-32), e mentre le vicende politiche europee dall’avvento del nazismo allo scoppio della guerra gli ispirano opere di appassionata denuncia (Die Rundköpfe und die Spitzköpfe, 1932-34; Die Gewehre der Frau Carrar, 1937; Furcht und Elend des Dritten Reiches, 1935-38; Der aufhaltsame Aufstieg des Arturo Ui, 1941; Die Gesichte der Simone Machard 1941-43; Schweyk im zweiten Weltkrieg, 1942-43), egli matura quella sintesi di ragioni ideologiche e pienezza espressiva che si riflette non solo nelle conclusive formulazioni teoriche del Kleines Organon fu̇r das Theater (1948), ma anche nella drammatica limpidezza della tarda lirica, nella precisa dialettica dei Flüchtlingsgespräche (1940), e soprattutto nella produzione teatrale degli anni 1937-44 (Leben des Galilei, 1a stesura 1937-39; Mutter Courage und ihre Kinder, 1939; Der gute Mensch von Sezuan, 1938-41; Herr Puntila und sein Knecht Matti, 1940; Der kaukasische Kreidekreis, 1943-44): testi non slegati mai dalle vive occasioni storiche e dalle suggestioni del presente, ma pur capaci di proiettarle (meglio di quanto accada nell’incolore Die Tage der Commune, 1948-49) in una più lunga durata poetica e umana. (fonte Treccani)

 

 

 
 

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Forse dormiamo e stiamo sognando, mi disse lei, e Forse dormiamo e stiamo sognando, mi disse lei,
e io le ho creduto, perché diventava
più pesante e più leggera a volontà
simile agli uccelli in volo.

Correvamo verso l'alto sulle scale di cemento
e lei sollevava dal mio abbraccio
due occhi splendenti, argentei,
verso un cielo inventato proprio allora.

Il suo sguardo fondeva i muri,
feriva le mie guance da cui
erompeva il sangue verso il passato
senza dolore, a fiotti.

Forse dormiamo e stiamo sognando, mi disse lei.
Correvamo verso l'alto. La scala di cemento
era terminata da un pezzo. Ed anche l'edificio.
Avevamo superato anche il futuro. Le parole
erano rimaste indietro. E forse nemmeno noi
esistevamo più.

Nichita Stănescu

dipinto Winslow Homer - Moonlight (1874)
[…]

L’inferno lo conosciamo, è dappertutto�e cammina su due gambe.�Ma il paradiso?�Può darsi che il paradiso non sia null’altro�che un sorriso�atteso per lungo tempo,�e labbra�che bisbigliano il nostro nome.�E poi quel breve vertiginoso momento�quando ci è concesso di dimenticare velocemente�quell’inferno.

Jaroslav Seifert

[da Vestita di luce]
foto Lista Herbert
Così, uniti e divisi – tu là – io qui – d Così, uniti e divisi – tu là – io qui – 
dovremmo rimanere con la porta socchiusa 
– come due oceani. 

Emily Dickinson

foto: Lovers
© Luigi Falanga
Non è la rabbia ad uccidere i rapporti, ma la sta Non è la rabbia ad uccidere i rapporti, ma la stanchezza. 
Se mi arrabbio, ci sono. 
Se mi arrabbio, ti penso. 
Se mi arrabbio, mi sei dentro. 
Ma, se mi stanco, mi spengo. 
Se mi stanco, sono altrove. 
Se mi stanco, mi hai perso...

Katia Vergone
Mio marito mi picchiava, con una cinghia doppia, a Mio marito mi picchiava,
con una cinghia doppia, arabescata.
Per te, rimango alla finestra
tutta la notte, con la lanterna accesa.
Albeggia. Si alza il fumo
sulla fucina.
Neppure questa volta sei rimasto
con me triste prigioniera.
Per te ho accolto un destino amaro,
un destino di tortura.
E tu, chissà, ami una bionda
o una bella rossa?
Potessi smetterla di piangere così!
Nel cuore ho un’ebbrezza soffocante,
ma i raggi del sole si stendono sottili
sopra il letto intatto.

Anna Andreevna Achmatova
Non mi vestite di nero: è triste e funebre. Non m Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.

Adriana Zarri

foto Belu Gheorghe
Non era affatto debole, era straordinariamente fra Non era affatto debole, era straordinariamente fragile e potente, come tutte le persone forti e profonde.

Margaret Mazzantini

[da Splendore]
A una mia poesia Nel migliore dei casi, poesia, s A una mia poesia

Nel migliore dei casi,
poesia, sarai letta attentamente,
commentata e ricordata.

Nel peggiore
sarai soltanto letta.

Terza eventualità:
verrai sì scritta,
ma subito buttata nel cestino.

Potrai approfittare di una quarta soluzione:
scomparirai non scritta,
borbottando qualcosa soddisfatta.
Wisława Szymborska
Leggi, sono questi i nomi delle cose che lasciasti Leggi, sono questi i nomi delle cose che
lasciasti – me, libri, il tuo profumo
sparso per la stanza; sogni una metà e dolori il doppio, baci per
tutto il corpo come tagli profondi
che non si rimargineranno mai; e libri, nostalgia,
la chiave di una casa che non è mai stata la
nostra, una vestaglia di flanella blu che
indosso, quando faccio questo elenco:

libri, risa che non riesco a mettere in ordine,
e rabbia – un vaso di orchidee che
amavi tanto senza che io sapessi perché e
che forse per questo non tornai ad innaffiare; e
libri, il letto disfatto per tanti giorni,

una lettera sul tuo cuscino e tanta
afflizione, tanta solitudine; e in un cassetto
due biglietti per un film d'amore che
non hai visto con me, e altri libri, e anche
una camicia sbiadita con la quale dormo
di notte per stare più vicino a te; e, da

tutte le parti, libri, tanti libri, tante
parole che mai mi hai detto prima della
lettera che scrivesti quella mattina, e io,
io che ancora credo che tornerai, che
ritorni, sia pure solo per i tuoi libri.

Maria do Rosario Pedreira

fotografía de Jane & Louise Wilson
Mi chiamo Narciso, molto piacere … https://cctm. Mi chiamo Narciso, molto piacere … https://cctm.website/mi-chiamo-narciso 
#paolatafuro #narcisista #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #amore
… Pioniere della Land Art, Uriburu era noto in p … Pioniere della Land Art, Uriburu era noto in particolare per aver colorato le acque del Canal Grande di Venezia … https://cctm.website/nicolas-garcia-uriburu-argentina
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Se posi piano mano e bocca, ascoltandomi, odo i Se posi piano 
mano e bocca, 
ascoltandomi,

odo il canto
del tuo silenzio
percorrermi,
mio infinito…

Senza sosta baciandomi 
le tue parole aprono varchi 
e varchi ed è come 
il mare questa distesa
che tu con me,
amando crei.
Valentina Picco

ph Valentina Picco
L'ecologia dei sentimenti. Non so dove mettere i L'ecologia dei sentimenti. 

Non so dove mettere i tanti rifiuti
I “NO” quelli secchi ne ho dati, ne ho avuti
Ma i “forse” a smaltirli si fa complicata
La falsa speranza: nell’indifferenziata.

Le bottiglie di rabbia, i flaconi di bile,
La faccia posticcia di chi è pavido e vile
Le rose di nylon che non fioriranno:
La plastica è il posto dove se ne vanno.

Li butto nel vetro i sogni che ho infranto?
I mille frammenti a seguire lo schianto
Oppure nell’umido, il buonsenso risponde
A infrangersi è il vetro, ma anche le onde.

E vanno in frantumi ad ogni scogliera
Li incolla la schiuma, il mare li avvera
Così si riformano i sogni ogni giorno
Un eterno riciclo, l’eterno ritorno.

Invece le lettere? Nella carta, mi pare
Io non ci credevo, ma l’amore va a male
Le ho scritte pensando non c’è una scadenza
Ho un plico di posta rimasto in giacenza

Il destinatario le rimanda al mittente
Se manca chi legge non servono a niente?
E invece le tengo, mi ci incarto il futuro
Il passato è passato e io non l’abiuro.

I giudizi pesanti nel mio armadio ammassati
Via nel cassonetto degli abiti usati
ci butto il maglione che avevi scordato
c’ho pulito anche il cesso, ma t’ho perdonato.

Rassetto le stanze di questa mia vita
Per qualcosa di nuovo, dell’aria pulita
E butto i rapporti scaduti e scadenti
È l’ecologia, dei miei sentimenti.
Enrica Tesio

ph Annika von Hausswolff, Woman with Bags, 2006
Vanno sulle strade minuziosamente, vanno pensieros Vanno sulle strade minuziosamente, vanno pensierosi per qualcosa che non è più, vanno ridendo in un modo dimenticato, come loro solo sapevano.
Hanno fame di un cielo che non deve piovere, segnare le scarpe, scappare in mezzo agli occhi senza smettere.
La voce per raccontare un bel sole
quando hanno paura di non poter vedere come si veniva a cercarsi così lontano, come si sentiva la strada a piedi, i sassi cos’erano. È una luce di posti dove sono stato.
Ci possono essere dei fiori, donne che si vanno a trovare, su antiche strade le ortensie dei loro cortili con le quali si confondono.
Si può stare male per un profumo ancora tutto da spiegare.

Mario Benedetti

foto Marta Bevacqua
Ci sono vari modi per prendersi cura di una person Ci sono vari modi per prendersi cura di una persona. Le puoi chiedere se ha mangiato, se è coperta abbastanza, se ha dormito. Oppure, puoi domandarle, se è felice, se ha pianto, se ha ancora il cuore spezzato e ha bisogno d'aiuto. Sono sempre solo parole, ma le prime accudiscono il corpo, le seconde nutrono l'anima.

Paola Felice
Dopo qualche giorno, mio marito venne a prendermi, Dopo qualche giorno, mio marito venne a prendermi, ma io non volli seguirlo. Avevo imparato a risconoscere in lui un nemico e poi ero così debole e confusa che a casa non avrei potuto far nulla.
E quella dissero che era stata una mia seconda scelta, scelta che pagai con dieci anni di coercitiva punizione. Il manicomio era sempre saturo di fortissimi odori. Molta gente addirittura orinava e defecava per terra. Dappertutto era il finimondo. Gente che si strappava i capelli, gente che si lacerava le vesti o che cantava sconce canzoni.
Noi sole, io e la Z., sedevamo su di una pancaccia bassa, con le mani raccolte in grembo, gli occhi fissi e rassegnati e in cuore una folle paura di diventare come quelle là.
In quel manicomio esistevano gli orrori degli elettroshock. Ogni tanto ci assiepavano dentro una stanza e ci facevano quelle orribili fatture. Io le chiamavo fatture perché non servivano che ad abbrutire il nostro spirito e le nostre menti. La stanzetta degli elettroshock era una stanzetta quanto mai angusta e terribile; e più terribile ancora era l'anticamera, dove ci preparavano per il triste evento.
Ci facevano una premorfina, e poi ci davano del curaro, perché gli arti non prendessero ad agitarsi in modo sproporzionato durante la scarica elettrica. L'attesa era angosciosa. Molte piangevano. Qualcuna orinava per terra.
Una volta arrivai a prendere la caposala per la gola, a nome di tutte le mie compagne. Il risultato fu che fui sottoposta all'elettroshock per prima, e senza anestesia preliminare, di modo che sentii ogni cosa. E ancora ne conservo l'atroce ricordo.

Alda Merini
Tu sei una cavalla che corre da sola e lui tenta d Tu sei una cavalla che corre da sola
e lui tenta di domarti
ti paragona ad un’impossibile strada maestra
dice che lo stai accecando
che non potrebbe mai lasciarti
dimenticarti
volere null’altro che te
gli dai le vertigini, sei insostenibile
ogni donna prima o dopo di te
si scioglie nell’acqua del tuo nome
tu riempi la sua bocca
i denti gli dolgono dal ricordo del gusto
il suo corpo solo un’ombra lunga che segue il tuo
ma tu sei sempre troppo intensa
spaventandolo nel modo in cui lo vuoi
senza vergogna e come in un’offerta propiziatoria
lui dice che nessun uomo può diventare
quello che vive nella tua testa
e tu hai tentato di cambiare, non è vero?
hai chiuso di più la bocca
tentato di essere più tenera
più carina
meno incostante, meno conscia
ma persino quando dormi puoi sentirlo
viaggiare lontano da te nei suoi sogni
perciò che vuoi fare, amore,
aprirgli la testa?
non puoi fare case degli esseri umani
qualcuno deve avertelo già detto
e se lui vuole andarsene
allora lascialo andare
tu sei terribile
e strana e bellissima:
qualcosa che non tutti sanno come amare

Warsan Shire

foto Sandra Lazzarini
Chandra Livia Candiani Tenerezza … https://cctm Chandra Livia Candiani Tenerezza …  https://cctm.website/chandra-livia-candiani-tenerezza
#chandraliviacandiani #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #tenerezza
I gattini nascono con gli occhi chiusi. Li aprono I gattini nascono con gli occhi chiusi.

Li aprono dopo circa sei giorni, danno un’occhiata in giro … https://cctm.website/stephen-baker-usa
#stephenbaker #gatti #cctmfb #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere
La passione non è cieca, è visionaria. Marie-H La passione non è cieca, è visionaria. 

Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal

foto Geof Kern
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