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Anastasia Steele e Christian Grey

10/01/2018 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Anastasia Steele e Christian Grey

All’improvviso l’iPod si accende, con un lieve crepitio.

Dentro la mia testa  una solitaria voce angelica canta senza accompagnamento una melodia straziante, e a essa si uniscono quasi subito un’altra voce e poi altre ancora – oddio, un coro celestiale – che cantano a cappella un inno antichissimo. “Che diavolo è questa roba?” Non ho mai sentito niente del genere. Qualcosa di insopportabilmente morbido mi sfiora il collo, scende languidamente sulla gola, attraversa piano il petto, fino ai seni, accarezzandomi… mi tormenta i capezzoli, è così morbido, così inatteso. “È una pelliccia! Un guanto di pelliccia?”
Christian passa la mano, senza fretta, con insistenza, sulla mia pancia, girando intorno all’ombelico, poi si sposta con cura da un fianco all’altro, e io cerco di anticipare dove si dirigerà dopo… ma la musica… è nella mia testa… mi trasporta… la pelliccia scorre sul pube… tra le gambe, lungo le cosce, scende da una gamba… risale sull’altra… mi fa quasi il solletico, ma non proprio… altre voci si uniscono al coro celestiale, tutte cantando parti diverse, fondendosi in modo così dolce e divino in un’armonia diversa da tutto ciò che ho sentito finora. Afferro una parola, “deus”, e capisco che stanno cantando in latino. E la pelliccia continua a sfiorarmi le braccia, i fianchi… torna sui seni, i capezzoli si induriscono sotto il suo tocco soffice… sto ansimando… chiedendomi dove andrà ora la sua mano. Di colpo, la pelliccia sparisce e sento le stringhe del flagellatore scorrere sulla mia pelle, seguendo lo stesso tracciato della pelliccia, ed è così difficile concentrarsi con quella musica nel cervello… Sembra che cento voci cantino, intessendo nella mia testa un etereo arazzo di seta dorata e argentea, che si mescola alla sensazione della morbida pelle… che struscia su di me… “Oh, mio Dio”… Tutt’a un tratto scompare. Poi, all’improvviso, mi sferza la pancia.
«Aaahh!» urlo. Mi coglie di sorpresa, ma non fa male sul serio, è piuttosto una specie di pizzicore. Mi colpisce di nuovo. Più forte.
«Aaah!»
Vorrei muovermi, dimenarmi… sottrarmi a ogni colpo, oppure accoglierlo… non saprei, è una sensazione così forte… Non posso muovere le braccia… le mie gambe sono in trappola… sono immobilizzata… Lui mi colpisce ancora una volta, al petto, e io grido. È un’agonia dolce, sopportabile, forse addirittura… piacevole, o meglio no, non subito, ma mentre la mia pelle risuona a ogni colpo in perfetto contrappunto con la musica nella mia testa, vengo trascinata in una parte oscura, molto oscura della psiche, che si arrende a questa sensazione profondamente erotica. “Sì, ora capisco.” Mi colpisce sul fianco, poi si sposta con delicati colpetti sul pube, sulle cosce, e verso l’interno coscia… e risale di nuovo… sui fianchi. Continua a muoversi mentre la musica raggiunge il climax, e di colpo si interrompe. Lo stesso fa lui. Poi il canto ricomincia… sale sempre più in alto, e lui mi tempesta di colpi… e io mugolo e mi dimeno. Ancora una volta, si ferma e cala il silenzio… a parte il mio respiro affannoso… e una voglia irrefrenabile. Oh… cosa sta succedendo? Cosa farà adesso? L’eccitazione è quasi insopportabile. Sono entrata in un luogo molto oscuro e carnale.
Il letto si muove, mentre lo sento arrampicarsi sopra di me, e la musica ricomincia. L’ha messa in loop… Stavolta il suo naso e le sue labbra prendono il posto della pelliccia… e mi scivolano lungo la gola, mi baciano, mi succhiano… arrivano fino ai seni, tormentando ogni capezzolo… la sua lingua guizza su uno dei due, mentre le sue dita stuzzicano senza tregua l’altro… gemo, un gemito sonoro, credo, anche se non sento niente. Sono persa in lui… persa in queste voci astrali, angeliche… persa in tutte le sensazioni a cui non posso sfuggire… sono completamente in balia del suo tocco esperto.
Scende sul ventre, fa dei cerchi intorno all’ombelico con la lingua, segue il tracciato del flagellatore e della pelliccia, facendomi mugolare… Continua a baciarmi, a succhiare, a mordere… si sposta sempre più in basso… finché la sua lingua arriva tra le mie cosce… Getto la testa all’indietro e grido, mentre sto per esplodere nell’orgasmo… Sono al limite, e lui si ferma.
“No!” Si inginocchia tra le mie gambe, facendo muovere il letto. Si allunga verso una colonnina e, all’improvviso, una delle manette che mi tengono le caviglie è sganciata. Trascino la gamba verso il centro del letto… appoggiandola contro di lui. Lui si protende verso la colonnina opposta e mi libera l’altra caviglia. Le sue mani scivolano veloci lungo le mie gambe, stringendole e massaggiandole, come per riportarle in vita. Poi, prendendomi per i fianchi, mi solleva in modo che io non abbia più la schiena a contatto con il letto. Sono inarcata, appoggiata sulle spalle. “Cosa…?” In una sola, brusca mossa è dentro di me… “Oddio…” Urlo di nuovo. Il fremito dell’orgasmo imminente comincia. Lui si ferma. Il fremito cessa… “Oh, no…” Ha intenzione di torturarmi ancora.
«Ti prego!» mugolo.
Mi stringe più forte… È un avvertimento? Non lo so, le sue dita affondano nella carne del mio sedere, mentre ansimo… Allora, di proposito, mi fermo. Molto lentamente lui ricomincia a muoversi… fuori, e dentro… La lentezza si fa straziante. “Oddio, ti prego!” Dentro di me sto gridando… E mentre il numero di voci del brano corale aumenta, lo stesso fa il suo ritmo, in modo impercettibile. È così controllato, a tempo con la musica… E io non resisto più.

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E. L. James, Cinquanta sfumature di grigio, frammento

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De pronto, el suave silbido del iPod cobra vida.

Desde dentro de mi cabeza, una sola voz angelical canta sin acompañamiento una nota larga y dulce, a la que se une de inmediato otra voz y luego más —madre mía, un coro celestial—, cantando a capela un himnario antiquísimo. ¿Cómo se llama esto? Jamás he oído nada semejante. Algo casi insoportablemente suave se pasea por mi cuello, deslizándose despacio por la clavícula, por los pechos, acariciándome, irguiéndome los pezones… es suavísimo, inesperado. ¡Algo de piel! ¿Un guante de pelo?
Christian pasea la mano, sin prisa y deliberadamente, por mi vientre, trazando círculos alrededor de mi ombligo, luego de cadera a cadera, y yo trato de adivinar adónde irá después, pero la música metida en mi cabeza me transporta. Sigue la línea de mi vello púbico, pasa entre mis piernas, por mis muslos; baja por uno, sube por el otro, y casi me hace cosquillas, pero no del todo. Se unen más voces al coro celestial, cada una con fragmentos distintos, fundiéndose gozosa y dulcemente en una melodía mucho más armoniosa que nada que yo haya oído antes. Pillo una palabra —«deus»— y me doy cuenta de que cantan en latín. El guante de pelo sigue bajándome por los brazos, acariciándome la cintura, subiéndome de nuevo por los pechos. Su roce me endurece los pezones y jadeo, preguntándome adónde irá su mano después. De pronto, el guante de pelo desaparece y noto que las frondas del látigo de tiras fluyen por mi piel, siguiendo el mismo camino que el guante, y me resulta muy difícil concentrarme con la música que suena en mi cabeza: es como un centenar de voces cantando, tejiendo
un tapiz etéreo de oro y plata, exquisito y sedoso, que se mezcla con el tacto del suave ante en mi piel, recorriéndome… Madre mía. Súbitamente, desaparece.
Luego, de golpe, un latigazo seco en el vientre.
—¡Aaaggghhh! —grito.
Me coge por sorpresa. No me duele exactamente; más bien me produce un fuerte hormigueo por todo el cuerpo. Y entonces me vuelve a azotar. Más fuerte.
—¡Aaahhh!
Quiero moverme, retorcerme, escapar, o disfrutar de cada golpe, no lo sé…resulta tan irresistible… No puedo tirar de los brazos, tengo las piernas atrapadas, estoy bien sujeta. Vuelve a atizarme, esta vez en los pechos. Grito. Es una dulce agonía, soportable… placentera; no, no de forma inmediata, pero, con cada nuevo golpe, mi piel canta en perfecto contrapunto con la música que me suena en la cabeza, y me veo arrastrada a una parte oscurísima de mi psique que se rinde a esta sensación tan erótica. Sí… ya lo capto. Me azota en la cadera, luego ciende con golpes rápidos por el vello púbico, sigue por los muslos, por la cara interna,sube de nuevo, por las caderas. Continúa mientras la música alcanza un clímax y entonces, de repente, para de sonar. Y él también se detiene.
Luego comienza el canto otra vez, in crescendo, y él me rocía de golpes y yo gruño y me retuerzo. De nuevo para, y no se oye nada, salvo mi respiración entrecortada y mis jadeos descontrolados. Eh… ¿qué pasa? ¿Qué va a hacer ahora? La excitación es casi insoportable. He entrado en una zona muy oscura, muy carnal.
Noto que la cama se mueve y que él se coloca por encima de mí, y el himno vuelve a empezar. Lo tiene en modo repetición. Esta vez son su nariz y sus labios los que me acarician… se pasean por mi cuello y mi clavícula, besándome, chupándome… descienden por mis pechos… ¡Ah! Tira de un pezón y luego del otro, paseándome la lengua alrededor de uno mientras me pellizca despiadadamente el otro con los dedos… Gimo, muy fuerte, creo, aunque no me oigo. Estoy perdida, perdida en él… perdida en esas voces astrales y seráficas… perdida en todas estas sensaciones de las que no puedo escapar… completamente a merced de sus manos expertas.
Desciende hasta el vientre, trazando círculos con la lengua alrededor del ombligo, siguiendo el camino del látigo y del guante. Gimo. Me besa, me chupa, me mordisquea… sigue bajando… y de pronto tengo su lengua ahí, en la conjunción de los muslos. Echo la cabeza hacia atrás y grito, a punto de estallar, al borde del orgasmo… Y entonces para.
E. L. James, ¡No! La cama se mueve y Christian se arrodilla entre mis piernas. Se inclina hacia un poste y, de pronto, el grillete del tobillo desaparece. Subo la pierna hasta el centro de la cama, la apoyo contra él. Se inclina hacia el otro lado y me libera la otra pierna. Me frota ambas piernas, estrujándolas, masajeándolas, reavivándolas.
Luego me agarra por las caderas y me levanta de forma que ya no tengo la espalda pegada a la cama; estoy arqueada y apoyada solo en los hombros. ¿Qué? Se coloca de rodillas entre mis piernas… y con una rápida y certera embestida me penetra…
oh, Dios… y vuelvo a gritar. Se inician las convulsiones de mi orgasmo inminente, y entonces para. Cesan las convulsiones… oh, no… va a seguir torturándome.
—¡Por favor! —gimoteo.
Me agarra con más fuerza… ¿para advertirme? No sé. Me clava los dedos en el trasero mientras yo jadeo, así que decido estarme quieta. Muy lentamente, empieza a moverse otra vez: sale, entra… angustiosamente despacio. ¡Madre mía… por favor! Grito por dentro y, según aumenta el número de voces de la pieza coral, va incrementando él su ritmo, de forma infinitesimal, controladísimo, completamente al son de la música. Ya no aguanto más.

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E. L. James, Cincuenta sombras de Grey

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Cinquanta sfumature di grigio spem in alium Anastasia Steele e Christian Grey cctm

 

Spem in alium (Latin for “Hope in any other”) is a 40-part Renaissance motet by Thomas Tallis, composed in c. 1570 for eight choirs of five voices each, considered by some critics to be the greatest piece of English early music (Wikipedia)
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collettivo culturale tuttomondo Anastasia Steele e Christian Grey

 
 

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Entro in questo amore come in una cattedrale … h Entro in questo amore come in una cattedrale … https://cctm.website/maria-luisa-spaziani-poesia
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Non provo rancore ma per nessuno … https://cctm. Non provo rancore ma per nessuno … https://cctm.website/alda-merini-rancore
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Cambiare il mondo, amico Sancho, non è follia né Cambiare il mondo, amico Sancho, non è follia né utopia, ma solo giustizia.

Miguel de Cervantes, da Don Chisciotte della Mancia
#donchisciotte #cctmfb #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #utopia
A volte penso di essere un sogno
che qualcuno si è dimenticato di fare, il sogno
nel cassetto aperto nel momento
sbagliato, il dormiveglia di una dalia d’inverno
che lascia i suoi petali alla brina che l’uccide
grata di conservare intatto il suo cuore,
il cuore del cuore per la primavera alle porte:
àprile tu, o tu, o tu, aprimi tu, o tu, o tu… Tu? … 
Aldo Busi 

Da “L’amore trasparente”
foto Mirjam Appelhof
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Ho provato a spiegare ai miei alunni cos’è la c Ho provato a spiegare ai miei alunni
cos’è la cosa chiamata poesia.
Quando nessuno tossisce mentre parli
vuol dire che probabilmente ti sta ascoltando.
Anche se ciò che dici non interessa o non lo capisce.
Ho provato per loro un senso di gratitudine,
perché il tempo è passato più in fretta.
Ho cercato di fare capire loro
che la poesia deve essere così com’è
come l’albero che è secco e poi fa frutti
che scriverla o leggerla sono la stessa cosa
insomma uno si prova in un modo o nell’altro
a tracciare una retta di luce
tra due intercambiabili mucchi di escrementi
La poesia è respirare
si prende l’aria da fuori e fuori la si butta
ossido di carbonio più anidride carbonica
Ho detto loro che pochi sanno che cos’è una poesia
pochi sanno cos’è un poeta e tutti sono convinti
che il posto migliore per un libro è la biblioteca
e tutti dei poeti farebbero a meno
Ho cercato di convincerli che i poeti esistono
proprio perché troppi ne farebbero a meno
che “sprint finale”* non  farà mai capire loro
perché leopardi s’è messo a parlare alla luna
come un pecoraro delle nostre parti
e perché la gloria di colui che tutto move
ha poco da spartire con la stupidità
di chi ne parla senza muovere nulla
Ho cercato anche di spiegare
che se dante passasse da queste parti
ci sarebbe di sicuro un prete un politico
uno come voi o noi
che direbbe di lui che è uno poco raccomandabile
cui un padre non affiderebbe il figlio
perché impari ciò che va imparato
per divenir famoso
Ho provato a spiegare ai miei alunni
cos’è la cosa chiamata poesia
Poi uno mi ha chiesto come avessi i capelli a vent’anni
Ho risposto. Lunghi. E poi mi ha chiesto se rifarei
le cose che ho fatto. E se sono felice. E se …..
Ma è suonata la campanella e non ho avuto il tempo di dirgli
che non so rispondergli.
 
Emilio Piccolo, Acerra 13 5 1951 – 23 7 2012
da “Beatrice. My heart is full of troubles”
 
*Una specie di Bignami per gli esami finali di maturità

foto Robert Doisneau
È un addio? Ti chiedo solo questo: pensami. Quand È un addio? Ti chiedo solo questo: pensami. Quando sarai triste perché ti senti lontana da tutti, o perché lui non si fa sentire, pensami. Se vorresti leggere un libro e non sai a chi chiedere, pensami. Pensami la sera, quando parlavamo, e non fare niente per distrarti da me. Non farmi scivolare via come si fa con le cose brutte, o peggio, con quelle cose che sono finite per sempre. Pensami quando incontrerai qualcuno col nome uguale al mio, o quando sentirai il nome della mia città al telegiornale, pensami e non forzarti a lasciarmi fuori dalla tua testa, dalla tua vita, ti prego. Pensami se tutti i tuoi amici saranno troppo occupati, o se vedrai una strada piena di ragazzi appena usciti da scuola. Pensami quando vedrai due alberi molto vicini, ma troppo lontani per toccarsi. E pensa a noi quando vedrai le foglie dei loro rami sfiorarsi per il vento. Pensami nel giorno del mio compleanno, e non scordarti la data, è il regalo più bello. Ti chiedo solo questo. Se mai ti mancherò, non scrivermi, ma ti prego, non scacciarmi dai tuoi pensieri. Pensami. Ricordati di me, finché puoi.
Francesco Roversi
opera: Luigi Ontani, Pinealissima, 1983 … https: opera: Luigi Ontani, Pinealissima, 1983 … https://cctm.website/luigi-ontani-italia
#luigiontani #arte #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere
Anche l’ acqua pulita, se sta ferma in un secchi Anche l’ acqua pulita, se sta ferma in un secchio o in una conca, imputridisce … https://cctm.website/elvira-seminara-italia 
#elviraseminara #acqua #cctmfb #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere
Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum ist Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale indetto a suffragio universale con il quale gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti contro 10.718.502 l'Italia diventava repubblica e i monarchi di casa Savoia venivano esiliati.
Ci manca tanto quel fratello che era figlio unico Ci manca tanto quel fratello che era figlio unico ❤️

É stato uno dei più grandi, folli, belli, atipici, geniali, totali, unici e irripetibili talenti della musica italiana.
Una meraviglia continua, lunare, malinconica e funambolica scrivendo  canzoni incredibili. 
E lo ha fatto in fretta, perché il tempo con lui è sempre andato di fretta. Troppo. Maledettamente troppo. 
Come quell’auto che si schiantò il 2 giugno 1981 lasciandoci sgomenti. 

Rino Gaetano era un genio e a noi manca il suo cielo sempre più blu
💔#Giulia 💔#Giulia
Mariangela Gualtieri Sii dolce … https://cctm.we Mariangela Gualtieri Sii dolce … https://cctm.website/mariangela-gualtieri-italia
#mariangelagualtieri #poesia #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #gentile
Cademmo nell’ abbraccio, ci separammo dal mondo, Cademmo nell’ abbraccio,
ci separammo dal mondo,
non sapevamo se eravamo due corpi
o due anime … https://cctm.website/cademmo-nellabbraccio 

Wisława Szymborska
#wislawaszymborska #abbraccio #cctmfb #cctmwebsite #linkinbio #anoipiaceleggere #leggere #poesia #amore
Le persone dolci non sono ingenue.
Né stupide, né tantomeno indifese.
Anzi, sono così forti da potersi permettere 
di non indossare alcuna maschera.
Libere di essere vulnerabili,
di provare emozioni,
di correre il rischio di essere felici.

Marilyn Monroe

Il 1° giugno 1926 nasceva Marilyn Monroe

foto Milton Greene 1956
Trentacinque anni vissuti con un corpo estraneo t Trentacinque anni vissuti con un corpo estraneo 
trentacinque anni 
con i capelli tinti 
trentacinque anni 
con un fantoccio. 
Ma io non sono Marylin 
io sono Norma Jean Baker 
perché la mia anima 
vi fa orrore 
come gli occhi delle rane 
sull'orlo dei fossi?
*
Di tanto in tanto
faccio delle rime
ma non prendetevela
con me.
All’inferno, so benissimo
che non si vende;
quel che voglio dire
è quel che ho in testa.
Dipingere i piatti
dipingere i desideri
con i pensieri
che volano via
prima che muoia
e pensare
con l’inchiostro.
*
Quel che ho dentro nessuno lo vede 
ho pensieri bellissimi che pesano 
come una lapide. 
Vi prego fatemi parlare.

[E in privato, lontano da occhi indiscreti, Marilyn Monroe scriveva. E scriveva poesie. Poesie e frammenti, scarabocchi su notebook e quadernetti, su fogli sparsi, su menù e fazzoletti di carta. Sono raccolti in Fragments, i suoi scritti tra il 1943 e il 1962. Vennero scoperti dopo la sua morte dalla vedova Strasberg, moglie del maestro di Marilyn, Lee, a cui lei aveva destinato tutti i suoi effetti personali. Erano in un paio di scatole.
La donna più desiderata del mondo aveva una sensibilità accesa. Le sue note rivelano le molte letture, e le sue parole riflettono un’intelligenza brillante e non comune, quella di una donna che cercava sempre le parole per raccontarsi. E ciò che svelano, soprattutto, è il tragico scollamento tra il personaggio pubblico e quello privato, così vulnerabile, così incompreso, desiderato ma non visto per quello che era...

Fragments. 
Poesie, appunti, lettere di Marilyn Monroe. Feltrinelli ]

a Marilyn : collage fotografico Dina Carruozzo Nazzaro 
(Cecil Beaton & Milton H. Greene)

Il 1° giugno 1926 nasceva Marilyn Monroe
O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremen O Capitano! Mio Capitano! Il nostro viaggio tremendo è terminato,
la nave ha superato ogni ostacolo, l'ambìto premio è conquistato,
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
occhi seguono l'invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;

ma o cuore! Cuore! Cuore!
O gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il Capitano,
caduto, gelido, morto.

O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane;
risorgi - per te è issata la bandiera - per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri - per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;

ecco Capitano! O amato padre!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.

Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili
non sente il padre il mio braccio, non ha più energia né volontà,
la nave è all'ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito,
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;

esultate coste, suonate campane!
Mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.
Walt Whitman
Le comunità virtuali che hanno sostituto quelle n Le comunità virtuali che hanno sostituto quelle naturali, creano solo l'illusione di intimità e una finzione di comunità. Non sono validi sostituti del sedersi insieme ad un tavolo, guardarsi in faccia, avere una conversazione reale. Né sono in grado queste comunità virtuali di dare sostanza all'identità personale, la ragione primaria per cui le si cerca. Rendono semmai più difficile di quanto non sia già accordarsi con se stessi. Le persone camminano qua e la con l'auricolare parlando ad alta voce da soli, come schizofrenici, paranoici, incuranti di ciò che sta loro intorno. L'introspezione è un'attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri, controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.

Zygmunt Bauman 

#zygmuntbauman
Non appassiscono i baci come i fiori dell’albero Non appassiscono i baci
come i fiori dell’albero di fuoco,
né mi crescono baccelli sulle braccia;

ma sempre rifiorisco
con questa pioggia interna,
come i cortili verdi di maggio
e rido perché amo il vento e le nuvole
e il passo degli uccelli canori,
e sebbene io resti impigliata nella rete dei ricordi,
coperta d’edera come le antiche muraglie,
continuo a credere nei sussurri serbati,
nella forza dei cavalli selvaggi,
nel messaggio alato dei gabbiani.
Credo nelle radici innumerevoli del mio canto.

Gioconda Belli

#giocondabelli 
Gioconda Belli
Se cresci senza nessuno che ti dica mai che sei be Se cresci senza nessuno che ti dica mai che sei bello o che sei bravo, senza una parola di conforto che ti rassicuri dandoti il tuo posto al sole nel mondo, niente sarà mai abbastanza per ripagarti di quel silenzio. Dentro resterai sempre un bambino affamato di gentilezza, che si sente brutto, incapace e manchevole, qualsiasi cosa accada. E non importa se, nel frattempo, sei diventato la più bella delle creature.

Ferzan Ozpetek
Finché non si sa ancora nulla di certo, non essen Finché non si sa ancora nulla di certo,
non essendo arrivati segnali,
finché la Terra continua a essere diversa
dai pianeti più vicini e più lontani,
finché non c’è neanche l’ombra
di altre erbe onorate dal vento,
di altri alberi incoronati,
di altri animali dimostrati come i nostri,
finché non c’è eco, tranne quella del posto,
capace di parlare con le sillabe,
finché non si hanno nuove
di mozart migliori o peggiori,
di edison o platoni in qualche luogo,
finché i nostri crimini
possono rivaleggiare soltanto fra loro,
finché la nostra bontà
per adesso non è ancora simile a nessuna,
ed è eccezionale perfino nell’imperfezione,
finché le nostre teste piene di illusioni
passano per le uniche teste piene di illusioni,
finché solo dalle nostre volte palatine
si levano grida agli alti cieli -
sentiamoci ospiti speciali e distinti
nella balera del posto,
balliamo al ritmo dell’orchestrina locale
e ci sembri pure
che sia il ballo dei balli.

Non so gli altri -
per essere felice o infelice
a me basta e avanza questo:
una dimessa provincia
dove anche le stelle sonnecchiano
e ammiccano nella sua direzione
non significativamente.

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