collettivo culturale tuttomondo Anastasia Steele e Christian Grey
All’improvviso l’iPod si accende, con un lieve crepitio.
Dentro la mia testa una solitaria voce angelica canta senza accompagnamento una melodia straziante, e a essa si uniscono quasi subito un’altra voce e poi altre ancora – oddio, un coro celestiale – che cantano a cappella un inno antichissimo. “Che diavolo è questa roba?” Non ho mai sentito niente del genere. Qualcosa di insopportabilmente morbido mi sfiora il collo, scende languidamente sulla gola, attraversa piano il petto, fino ai seni, accarezzandomi… mi tormenta i capezzoli, è così morbido, così inatteso. “È una pelliccia! Un guanto di pelliccia?”
Christian passa la mano, senza fretta, con insistenza, sulla mia pancia, girando intorno all’ombelico, poi si sposta con cura da un fianco all’altro, e io cerco di anticipare dove si dirigerà dopo… ma la musica… è nella mia testa… mi trasporta… la pelliccia scorre sul pube… tra le gambe, lungo le cosce, scende da una gamba… risale sull’altra… mi fa quasi il solletico, ma non proprio… altre voci si uniscono al coro celestiale, tutte cantando parti diverse, fondendosi in modo così dolce e divino in un’armonia diversa da tutto ciò che ho sentito finora. Afferro una parola, “deus”, e capisco che stanno cantando in latino. E la pelliccia continua a sfiorarmi le braccia, i fianchi… torna sui seni, i capezzoli si induriscono sotto il suo tocco soffice… sto ansimando… chiedendomi dove andrà ora la sua mano. Di colpo, la pelliccia sparisce e sento le stringhe del flagellatore scorrere sulla mia pelle, seguendo lo stesso tracciato della pelliccia, ed è così difficile concentrarsi con quella musica nel cervello… Sembra che cento voci cantino, intessendo nella mia testa un etereo arazzo di seta dorata e argentea, che si mescola alla sensazione della morbida pelle… che struscia su di me… “Oh, mio Dio”… Tutt’a un tratto scompare. Poi, all’improvviso, mi sferza la pancia.
«Aaahh!» urlo. Mi coglie di sorpresa, ma non fa male sul serio, è piuttosto una specie di pizzicore. Mi colpisce di nuovo. Più forte.
«Aaah!»
Vorrei muovermi, dimenarmi… sottrarmi a ogni colpo, oppure accoglierlo… non saprei, è una sensazione così forte… Non posso muovere le braccia… le mie gambe sono in trappola… sono immobilizzata… Lui mi colpisce ancora una volta, al petto, e io grido. È un’agonia dolce, sopportabile, forse addirittura… piacevole, o meglio no, non subito, ma mentre la mia pelle risuona a ogni colpo in perfetto contrappunto con la musica nella mia testa, vengo trascinata in una parte oscura, molto oscura della psiche, che si arrende a questa sensazione profondamente erotica. “Sì, ora capisco.” Mi colpisce sul fianco, poi si sposta con delicati colpetti sul pube, sulle cosce, e verso l’interno coscia… e risale di nuovo… sui fianchi. Continua a muoversi mentre la musica raggiunge il climax, e di colpo si interrompe. Lo stesso fa lui. Poi il canto ricomincia… sale sempre più in alto, e lui mi tempesta di colpi… e io mugolo e mi dimeno. Ancora una volta, si ferma e cala il silenzio… a parte il mio respiro affannoso… e una voglia irrefrenabile. Oh… cosa sta succedendo? Cosa farà adesso? L’eccitazione è quasi insopportabile. Sono entrata in un luogo molto oscuro e carnale.
Il letto si muove, mentre lo sento arrampicarsi sopra di me, e la musica ricomincia. L’ha messa in loop… Stavolta il suo naso e le sue labbra prendono il posto della pelliccia… e mi scivolano lungo la gola, mi baciano, mi succhiano… arrivano fino ai seni, tormentando ogni capezzolo… la sua lingua guizza su uno dei due, mentre le sue dita stuzzicano senza tregua l’altro… gemo, un gemito sonoro, credo, anche se non sento niente. Sono persa in lui… persa in queste voci astrali, angeliche… persa in tutte le sensazioni a cui non posso sfuggire… sono completamente in balia del suo tocco esperto.
Scende sul ventre, fa dei cerchi intorno all’ombelico con la lingua, segue il tracciato del flagellatore e della pelliccia, facendomi mugolare… Continua a baciarmi, a succhiare, a mordere… si sposta sempre più in basso… finché la sua lingua arriva tra le mie cosce… Getto la testa all’indietro e grido, mentre sto per esplodere nell’orgasmo… Sono al limite, e lui si ferma.
“No!” Si inginocchia tra le mie gambe, facendo muovere il letto. Si allunga verso una colonnina e, all’improvviso, una delle manette che mi tengono le caviglie è sganciata. Trascino la gamba verso il centro del letto… appoggiandola contro di lui. Lui si protende verso la colonnina opposta e mi libera l’altra caviglia. Le sue mani scivolano veloci lungo le mie gambe, stringendole e massaggiandole, come per riportarle in vita. Poi, prendendomi per i fianchi, mi solleva in modo che io non abbia più la schiena a contatto con il letto. Sono inarcata, appoggiata sulle spalle. “Cosa…?” In una sola, brusca mossa è dentro di me… “Oddio…” Urlo di nuovo. Il fremito dell’orgasmo imminente comincia. Lui si ferma. Il fremito cessa… “Oh, no…” Ha intenzione di torturarmi ancora.
«Ti prego!» mugolo.
Mi stringe più forte… È un avvertimento? Non lo so, le sue dita affondano nella carne del mio sedere, mentre ansimo… Allora, di proposito, mi fermo. Molto lentamente lui ricomincia a muoversi… fuori, e dentro… La lentezza si fa straziante. “Oddio, ti prego!” Dentro di me sto gridando… E mentre il numero di voci del brano corale aumenta, lo stesso fa il suo ritmo, in modo impercettibile. È così controllato, a tempo con la musica… E io non resisto più.
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E. L. James, Cinquanta sfumature di grigio, frammento
_ centro cultural tina modotti caracas accarezzandomi… mi tormenta i capezzoli
De pronto, el suave silbido del iPod cobra vida.
Desde dentro de mi cabeza, una sola voz angelical canta sin acompañamiento una nota larga y dulce, a la que se une de inmediato otra voz y luego más —madre mía, un coro celestial—, cantando a capela un himnario antiquísimo. ¿Cómo se llama esto? Jamás he oído nada semejante. Algo casi insoportablemente suave se pasea por mi cuello, deslizándose despacio por la clavícula, por los pechos, acariciándome, irguiéndome los pezones… es suavísimo, inesperado. ¡Algo de piel! ¿Un guante de pelo?
Christian pasea la mano, sin prisa y deliberadamente, por mi vientre, trazando círculos alrededor de mi ombligo, luego de cadera a cadera, y yo trato de adivinar adónde irá después, pero la música metida en mi cabeza me transporta. Sigue la línea de mi vello púbico, pasa entre mis piernas, por mis muslos; baja por uno, sube por el otro, y casi me hace cosquillas, pero no del todo. Se unen más voces al coro celestial, cada una con fragmentos distintos, fundiéndose gozosa y dulcemente en una melodía mucho más armoniosa que nada que yo haya oído antes. Pillo una palabra —«deus»— y me doy cuenta de que cantan en latín. El guante de pelo sigue bajándome por los brazos, acariciándome la cintura, subiéndome de nuevo por los pechos. Su roce me endurece los pezones y jadeo, preguntándome adónde irá su mano después. De pronto, el guante de pelo desaparece y noto que las frondas del látigo de tiras fluyen por mi piel, siguiendo el mismo camino que el guante, y me resulta muy difícil concentrarme con la música que suena en mi cabeza: es como un centenar de voces cantando, tejiendo
un tapiz etéreo de oro y plata, exquisito y sedoso, que se mezcla con el tacto del suave ante en mi piel, recorriéndome… Madre mía. Súbitamente, desaparece.
Luego, de golpe, un latigazo seco en el vientre.
—¡Aaaggghhh! —grito.
Me coge por sorpresa. No me duele exactamente; más bien me produce un fuerte hormigueo por todo el cuerpo. Y entonces me vuelve a azotar. Más fuerte.
—¡Aaahhh!
Quiero moverme, retorcerme, escapar, o disfrutar de cada golpe, no lo sé…resulta tan irresistible… No puedo tirar de los brazos, tengo las piernas atrapadas, estoy bien sujeta. Vuelve a atizarme, esta vez en los pechos. Grito. Es una dulce agonía, soportable… placentera; no, no de forma inmediata, pero, con cada nuevo golpe, mi piel canta en perfecto contrapunto con la música que me suena en la cabeza, y me veo arrastrada a una parte oscurísima de mi psique que se rinde a esta sensación tan erótica. Sí… ya lo capto. Me azota en la cadera, luego ciende con golpes rápidos por el vello púbico, sigue por los muslos, por la cara interna,sube de nuevo, por las caderas. Continúa mientras la música alcanza un clímax y entonces, de repente, para de sonar. Y él también se detiene.
Luego comienza el canto otra vez, in crescendo, y él me rocía de golpes y yo gruño y me retuerzo. De nuevo para, y no se oye nada, salvo mi respiración entrecortada y mis jadeos descontrolados. Eh… ¿qué pasa? ¿Qué va a hacer ahora? La excitación es casi insoportable. He entrado en una zona muy oscura, muy carnal.
Noto que la cama se mueve y que él se coloca por encima de mí, y el himno vuelve a empezar. Lo tiene en modo repetición. Esta vez son su nariz y sus labios los que me acarician… se pasean por mi cuello y mi clavícula, besándome, chupándome… descienden por mis pechos… ¡Ah! Tira de un pezón y luego del otro, paseándome la lengua alrededor de uno mientras me pellizca despiadadamente el otro con los dedos… Gimo, muy fuerte, creo, aunque no me oigo. Estoy perdida, perdida en él… perdida en esas voces astrales y seráficas… perdida en todas estas sensaciones de las que no puedo escapar… completamente a merced de sus manos expertas.
Desciende hasta el vientre, trazando círculos con la lengua alrededor del ombligo, siguiendo el camino del látigo y del guante. Gimo. Me besa, me chupa, me mordisquea… sigue bajando… y de pronto tengo su lengua ahí, en la conjunción de los muslos. Echo la cabeza hacia atrás y grito, a punto de estallar, al borde del orgasmo… Y entonces para.
E. L. James, ¡No! La cama se mueve y Christian se arrodilla entre mis piernas. Se inclina hacia un poste y, de pronto, el grillete del tobillo desaparece. Subo la pierna hasta el centro de la cama, la apoyo contra él. Se inclina hacia el otro lado y me libera la otra pierna. Me frota ambas piernas, estrujándolas, masajeándolas, reavivándolas.
Luego me agarra por las caderas y me levanta de forma que ya no tengo la espalda pegada a la cama; estoy arqueada y apoyada solo en los hombros. ¿Qué? Se coloca de rodillas entre mis piernas… y con una rápida y certera embestida me penetra…
oh, Dios… y vuelvo a gritar. Se inician las convulsiones de mi orgasmo inminente, y entonces para. Cesan las convulsiones… oh, no… va a seguir torturándome.
—¡Por favor! —gimoteo.
Me agarra con más fuerza… ¿para advertirme? No sé. Me clava los dedos en el trasero mientras yo jadeo, así que decido estarme quieta. Muy lentamente, empieza a moverse otra vez: sale, entra… angustiosamente despacio. ¡Madre mía… por favor! Grito por dentro y, según aumenta el número de voces de la pieza coral, va incrementando él su ritmo, de forma infinitesimal, controladísimo, completamente al son de la música. Ya no aguanto más.
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E. L. James, Cincuenta sombras de Grey
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Spem in alium (Latin for “Hope in any other”) is a 40-part Renaissance motet by Thomas Tallis, composed in c. 1570 for eight choirs of five voices each, considered by some critics to be the greatest piece of English early music (Wikipedia)
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