centro cultural tina modotti Amalia Moretti Foggia
Amalia Moretti Foggia (Mantova, 1872 – Milano, 1947) è stata una giornalista e medico italiana.
Una delle prime laureate in medicina in Italia, Amalia Moretti Foggia è nota anche per aver curato per anni le rubriche “La parola del medico” e “Tra i fornelli”, de La Domenica del Corriere, sotto gli pseudonimi dott. Amal e Petronilla, rispettivamente.
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La Tisana Sedativa del dott. Amal, pseudonimo di Amalia Moretti Foggia (tratto dalla raccolta di articoli pubblicati nella rubrica «La parola del medico» del settimanale La Domenica del Corriere, 1939)
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C’è in famiglia taluno che sia sempre nervoso ed irritato; che per un nonnulla metta a soqquadro, con il suo sbraitare, la casa; che la sera, appena sotto, si volti e rivolti per il letto; che, proprio quando è lì lì per appisolarsi, venga colto da un ricordo doloroso o da un pensieraccio assillante; e che, pur sentendosi tanto tanto stanco, riesca ad addormentarsi soltanto all’alba?
Oppure c’è alcuno che, convalescente di grave malattia, stremato di forze, e tuttora costretto a non lasciare il letto, sia sempre inquieto, agitato, irritato; o c’è un altro che non sappia trovar mai pace perchè affetto da un malanno lievemente doloroso ma che però gli toglie il sonno; o c’è il povero nonno che, per aver ormai ingrossata quella tale ghiandola, sia costretto più e più volte a vuotar la vescica durante la notte; o c’è la nonna che, insonne al par di tanti vecchi, già prima dell’alba gironzoli per la casa, destando tutti con il suo ciabattare?
O sono invece la figliola, il ragazzone, il giovanotto che, o per il ridestarsi dei loro sensi ai primi palpiti dell’amore; o per l’eccitazione loro data dalle discussioni, dalle letture, dai cinematografi; o per l’esaurimento dovuto all’eccessivo lavoro intellettuale richiesto dalla scuola; o per la depressione fisica ch’è la non rara conseguenza della vita soverchiamente sedentaria alla quale li costringe l’impiego, hanno troppo spesso, la notte, sogni eccitanti seguiti da risvegli improvvisi, angosciosi e che li lasciano al mattino melanconici, tristi, terribilmente depressi?
Ebbene; se un altro, – novello erboraro della famiglia, – avrà con cura ed amore cercato, trovato, colto e (come ho testè indicato) scelto, seccato e riposto questa e quella delle tante piante delle quali ho già decantati i pregi medicinali… egli stesso, diventato sì alla lesta anche pronto speziale, potrà allora allestire ogni sera, e in quattro e quattr’otto, per il nervoso, il dolente, l’insonne e l’eccitato, un’ottima tisana sedativa, calmante, e lievemente, dolcemente ipnotica.
Una di quelle tisane che comunemente si chiamano anche tè medicinali; che non hanno mai l’aspetto di medicamenti perchè, quasi fossero infusi di vero caffè o tè, vengono sempre porte sul piccolo vassoio ed in una tazzina tutta fumante; che non riescono mai disgustose nemmeno a chi sia piuttosto schizzinoso; che si possono sempre addolcire con un cucchiaino di zucchero o, meglio ancora, di miele; che si possono rendere più gustose, sedative ed ipnotiche rinforzandole con un goccio di rum o di cognac; che non abbattono mai le forze; che non ottenebrano mai la mente; che non lasciano mai intontiti al risveglio; e che, essendo semplici infusi di semplici erbe, non daranno mai alcuno di quegli effetti inquietanti e persino allarmanti che, sebbene di rado, pure possono venire da certi ipnotici elaborati con prodotti chimici, e che tutti non possiamo ugualmente e impunemente sopportare.
E… a quali delle sue scatole di latta, a quali dei suoi sacchetti di carta, dovrà ricorrere il novello erboraro, perchè nella domestica spezieria si possa allestire la serale tisana sedativa?
A quelle, a quelli, nei quali avrà riposto fiorellini profumati della camomilla nostrana (il più noto, usato, provato, decantato, calmante familiare); fiorellini della camomilla romana così chiamata perchè cresce spontanea nel Lazio e che, per essere più ricca di essenze della sua sorella nostrana, ne è quindi più profumata e valida; fiori del luppolo, quelli che a settembre maturano tra le siepi e che, per le loro doti speciali, non dovrebbero mai mancare (come ho detto parlando di questa pianta) nelle tisane sedative riservate ai giovani facilmente eccitabili; radice della regina dei calmanti, la valeriana, e che, affinchè sia assai valida, il saggio erboraro avrà tolta (come ho suggerito) ad una pianta vecchia di 2-3 anni; petali del papavero sì rosseggianti a giugno in ogni campo e che, anche seccati, serbano per l’intiera annata i loro pregi di ipnotici e calmanti; fiori e foglie della passiflora, la pianta che a maggio infiora (ricordate?) la terrazza del mio scontroso vicino; foglie dell’erba menta che sono sì antispasmodiche e profumate; sommità fiorite della melissa e foglie di lauro-ceraso, il sedativo e antispasmodico sovrano.
E così ogni sera, mentre colui che necessita della tisana se ne starà andando a letto, il novello erboraro, aperto scatole e sacchetti, ne trarrà un pizzicone delle due camomille; un pizzico di papavero, di passiflora, di menta e di melissa; due coni di luppolo; una foglia di lauroceraso e un pezzettino piccinino di valeriana (1 gr.); tutto porgerà a colei (mamma, moglie, sorella, figlia) che, buon angelo della famiglia, si riserba ogni lavoro di domestica spezieria; ed ella tutto porrà in una scodella; e verserà sopra un bicchiere d’acqua bollente; e coprirà; e – da brava speziala diventata solerte infermiera – recherà la calda tisana (valida anche se alcuna delle piante menzionate mancasse al bisognoso ormai a letto.
Indi… una rimboccata alle coperte; una lieve carezza sulla fronte; una «buona notte» sussurrata; la luce spenta; il silenzio profondo. E poco dopo – origliando – il respirare regolare di chi tranquillo dorme e tranquillo sogna.
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immagine: copertina del libro
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