collettivo culturale tuttomondo Viktor Borisovič Šklovskij (Russia)
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Mi hai dato due incarichi.
1) Non telefonarti.
2) Non vederti.
Adesso sono un uomo occupato.
C’è anche un terzo incarico: non pensare a te. Ma tu non me l’hai affidato.
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Viktor Borisovič Šklovskij
da Zoo o Lettere non d’amore, Einaudi 1966
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traduzione di Sergio Leone e Sergio Pescatori.
Photo by Ahmed Nishaath on Unsplash
Viktor Borisovič Šklovskij ( San Pietroburgo, 24 gennaio 1893 – Mosca, 6 dicembre 1984) è stato uno scrittore e critico letterario russo … continua a leggere su Wikipedia
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Viktor Borisovič Šklovskij, Zoo o Lettere non d’amore, Einaudi 1966
Berlino 1923. Una donna rivolge a un uomo innamorato il rimprovero più doloroso: «il tuo amore è grande ma non è gioioso» e gli vieta di scriverle d’amore. L’uomo allora comincia a scriverle lettere non d’amore.
Questa finzione è il nucleo di Zoo, romanzo in lettere del fondatore del formalismo russo. Da essa si sviluppa un ininterrotto divagare e vagheggiare intorno a un esilio berlinese – un serraglio di giovani e meno giovani che non sopportano la lontananza dalla patria russa, una comunità riunita in un quartiere a ridosso della città tedesca; da queste due circostanze il titolo: ritratti di artisti, scene di vita, incontri, cose viste e lette, pagine di critica e teoria della letteratura, giornate perse; un parlar d’altro fitto di riferimenti e citazioni nascoste, in uno stile ironico e trepidante, dapprima vago, poi sempre più preciso, per rendersi conto che quell’amore, di cui non si deve dire, resta, parlando non d’amore, come un vuoto in mezzo, i cui contorni sono ritagliati dalle cose non dette intorno ad esso con una precisazione più bruciante di un racconto diretto.
E ci si aspetta che Alja, la donna, entri da un momento all’altro dalla porta, irrompa nella stanza a squarciare in un lieto fine il mistero indicibile dell’amore. Come una seconda finzione nella finzione: un racconto d’amore celato nella ingiunzione di non parlarne.