centro cultural tina modotti Sosta Palmizi Il Cortile 02/11
Sosta Palmizi Il Cortile 02/11
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coreografia ed esecuzione di Michele Abbondanza, Francesca Bertolli, Roberto Castello, Roberto Cocconi, Raffaella Giordano, Giorgio Rossi
musiche di Arturo Annecchino
scene e costumi di Trappolastrice
luci Limilight
ha collaborato per le scenografie Stefano Perocco
elettricista Andrea Muriti
registrazioni audio Studio GC
assistente musicale Ferdinando Nicci
coproduzione Cantiere d’Arte di Montepulciano/Sosta Palmizi
Prima rappresentazione 21 Marzo 1985, Teatro Nuovo, Torino
“La Compagnia Sosta Palmizi è stata una – e la più considerevole – tra le primissime formazioni di danza contemporanea in Italia (1985)‚ e l’attuale Associazione‚ che vede alla sua guida due dei coreografi del gruppo iniziale‚ costituisce oggi un punto di riferimento artistico e pedagogico importante per le nuove generazioni di danzatori e coreografi.
In vent’anni‚ Giordano e Rossi hanno dato vita‚ con instancabile spirito di ricerca e inconfondibile stile personale maturato nel tempo‚ a creazioni largamente apprezzate non solo nel nostro Paese e‚ con senso di responsabilità e sacrificio personale‚ si sono impegnati anche nella formazione‚ nel sostegno e nella promozione di giovani artisti.
Il loro ventennale lavoro ha contribuito e contribuisce‚ in maniera più che consistente e peculiare‚ alla costituzione e alla solidità della spina dorsale della danza italiana dei nostri giorni.”
Eugenia Casini Ropa
(Storia della danza-DAMS Università di Bologna 2007)
Il Cortile è composto da un fitto strato di sequenze staccate, uniti da un’atmosfera di disagio e di scherzo, di tristezza e di rabbia sfogate in un’auto-dissacrazione che allo stesso tempo non manca di una dimostrazione di virtuoso poeticismo, in un’affermazione prepotente più che del sé dei singoli danzatori, del “noi” dell’intero gruppo, che di fatto si manifesta come un’ensemble che sotto le finte vesti sgangherate cela un cuore pulsante di lucida comunicazione emotiva.
Il convertirsi in animali è una sperimentazione che bizzarra in astratto risulta nel suo effettuarsi un’operazione artistica, pittorica come la definisce la Guatterini. L’operaè la rappresentazione di un dato biografico, trasfigurato nel suo costituirsi come una serie di muti gesti e movimenti, dunque non narrato né narrabile, bensì trasmesso attraverso il corpo, in una scena strutturata come un quadro dal sapore arcaico e rurale.