centro cultural tina modotti Riccardo Ambrosini Barzaghi
Il funambolo di Riccardo Ambrosini Barzaghi (Monza, 1998)
C’è tutta la piazza a guardarmi: i miei parenti, i miei amici sono tutti lì.
L’attraversata non è delle più favorevoli, ma ne ho viste di peggiori. Il vento è forte e la fune tra i due edifici traballa parecchio. Metto il primo piede sulla corda e mi godo il silenzio che si è appena creato in piazza. Ho ancora impresse nella memoria tutte le prove affrontate per diventare un abile funambolo. Mi ricordo della prima caduta e del primo successo; mi torna alla mente la volta in cui feci un’attraversata sospeso tra due montagne -la mia sfida più ardua-, e mi sento ancora leggero come l’aria. Immerso nei miei pensieri, continuo a camminare, anche se rischio di cadere perché mi distraggo troppo.
Sono a poco più di un quarto -c’è molto spazio tra gli edifici-e sento una strana sensazione alle gambe. Che strano non mi è mai successo prima! Tuttavia continuo la mia ascesa verso gli applausi. Eccomi a metà, finalmente. Guardo la folla e incrocio il mio sguardo con quello di Marco, mio maestro di funambolismo nonché di vita. È come se mi dicesse: “Vai, finisci, e goditi gli applausi”. Mi strappa un sorriso e ciò mi solleva e mi dà carica. Faccio altri dieci metri velocemente, ma ecco ancora quella strana sensazione. E no, c’è proprio qualcosa che non va! Sono quasi alla fine, ma mi sembra che manchi ancora molto alla conclusione.
È la mia ultima volta su una fune, perché ora ho una famiglia da mandare avanti. I miei amici mi chiedono perché voglio farlo di nuovo, perché non la finisco subito e basta. Forse la voglia di un ultimo applauso e l’attenzione del pubblico mi esaltano. Così ho deciso di fare il mio ultimo percorso. Adesso incomincia addirittura a girarmi la testa. La folla capisce che qualcosa non va, mentre io mi sento svenire. Una violenta raffica di vento mi dà il colpo di grazia: il piede manca l’appiglio e per un attimo ho la sensazione esaltante di poter volare, poi, il nulla.
Ricordi vivi, brucianti, reali come fosse adesso, ma solo ricordi. È passato tantissimo tempo da allora, anche se la mia mente continua a rivivere tutto come fosse reale, sono passati anni da quella caduta nel vuoto, sono vivo, non so nemmeno come sia possibile, eppure lo sono.
Avrei preferito morire che ritrovarmi in questa situazione, bloccato per sempre su questo letto, prigioniero di ciò che rimane del mio corpo.
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tratto dall’ antologia 26 Racconti Brevi composta dai lavori svolti dagli alunni della 2D/s del Liceo Statale M. G. Agnesi di Merate (LC) nel corso dell’anno scolastico 2013-14, su temi proposti dall’ insegnante di italiano, professoressa Patrizia Lotti
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opera: Funambolo – Splash cut di Aliatis
Quest’anno ho proposto ai miei ragazzi di seconda di partecipare ad un piccolo corso di scrittura dedicato al racconto. Ho proposto loro quattro titoli: La casa in collina, Il funambolo, All’incrocio per caso, Una giornata memorabile.
Tutti hanno scritto i loro racconti e li hanno spediti sulla e-mail del gruppo classe: così tutti hanno potuto leggerli e valutarli. Il racconto di ogni studente che ha riscosso maggiori consensi è poi stato rivisto da me: in genere ho solo proposto qualche correzione che è stata poi apportata direttamente dagli studenti.
Quindi questo libretto è il frutto del loro lavoro e del loro impegno, non solo nella scrittura, ma anche nell’elaborazione del file.
Io mi sono limitata a qualche suggerimento. Complimenti, quindi, agli studenti della II D/s/!
Patrizia Lotti