collettivo culturale tuttomondo Nina Cassian (Romania)
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La settima lettera te la scrivo appoggiata a un muro grigio.
Ricordo la tua bocca obliqua,
il tuo abbraccio che mi soffocava,
tutto il fasto di quella sala da ballo
dove gli errori miei si innamorarono
a prima vista l’uno dell’altro,
il fatto che lasciasti cadere la clessidra e che, di colpo,
il tempo mi abbandonò,
e ricordo il gesto con il quale mi mandasti a morte.
Sono appoggiata al muro di un tribunale
ma dirò soltanto questo:
Non ti amo.
E ancora lo ripeterò: Non ti amo.
Solo questo. Non ti amo.
Non ti amo.
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Nina Cassian
da C’è modo e modo di sparire. Poesie 1945-2007, Adelphi, 2013
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foto: Patrizia Impagnatiello
Ultima figura emblematica di una ormai classica tradizione modernista, erede e testimone di quel fecondo ambiente romeno di cui facevano parte Brâncusi e Tzara, Ionesco, Eliade e Cioran, e come loro inevitabilmente esule, Nina Cassian ha percorso un tragitto artistico e umano singolare come la sua persona.
Nel 1985, già titolare di una lunga carriera di successo (con qualche strappo al morso del regime), durante un soggiorno negli Stati Uniti finisce nel mirino della polizia, che ha scoperto certi suoi testi a dir poco caustici contro la politica e i politicanti del Paese: decide allora di non tornare in patria e chiede asilo politico.
Qui, sostenuta e tradotta da vari poeti americani, rinasce a nuova vita.
E la scelta, la riproposta, la traduzione, a volte la vera e propria ricreazione delle poesie romene precedenti l’esilio, nonché la stesura di nuovi componimenti – in romeno prima, e dopo qualche anno anche in inglese –, alimenteranno un corpus che non ha riscontri, né rivali, nell’odierno panorama poetico internazionale.
Si avvertono, nella voce della Cassian, echi ravvicinati di tutta la più nobile stagione del Novecento: da Mandel’štam a Cvetaeva, da Apollinaire a Brecht a Celan, e si potrebbe risalire fino a Emily Dickinson, «sublime sorella», o anche più indietro, all’amoroso furor saffico.
Il timbro è unico: diretto, spudorato, strenuamente lirico, a tratti disarmante, a tratti sornione, arguto e brutale al tempo stesso – e nudo, sempre, e sempre seducente. Si passa dalle punte epigrammatiche avvelenate ai voli pindarici sulle ali d’organo di un Bach – non per niente la Cassian compone musica: e dipinge, disegna, illustra libri anche per l’infanzia, spesso scritti da lei –, e ogni volta queste poesie, come ha scritto Vittorio Sermonti, ci riguardano da vicino, «sconvenientemente».
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collettivo culturale tuttomondo Nina Cassian (Romania)