collettivo culturale tuttomondo Massimo Gramellini (Italia)
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Sono stanca, esausta, non ne posso più di dare consigli, asciugare lacrime, reggere moccoli, accogliere incondizionatamente le confidenze degli amici (maschi e femmine), ascoltare i problemi amorosi di chicchessia. Insomma: fare la cloaca dei problemi sentimentali.
È mai possibile che gli «amici» non capiscano che una 25enne arrivata a questa «veneranda» età senza aver ricevuto nemmeno uno straccio di carezza da un ragazzo, con prospettive di felicità amorosa sotto lo zero, non è la persona più adatta per dare un certo tipo di consigli? Non capiscono che io dei loro racconti lacrimevoli di liti scoppiate per il colore dell’auto nuova da comperare («Perché ci devo salire anche io, che crede?») ne ho piene le scatole? Non capiscono che pagherei oro per avere anche per poco i loro «terribili problemi»?
Non capiscono che essere lasciata da un ragazzo e averne trovato un altro dopo «tre lunghissimi mesi» non significa essere, – citon testualmente, – «la persona più sfigata e infelice della terra»? Non capiscono che li strozzerei con le mie mani ogni volta che mi schiaffano in faccia quella stupidissima frase: «Beata te che non hai il moroso, almeno non hai questi problemi»?
Tutte domande retoriche, lo so. Loro non capiscono. Ma cosa hanno al posto del cervello, un’ameba disidratata? Quel che mi fa raggiungere il colmo è quando tu fai presente loro, con calma da monaco buddista, le cose di cui sopra e, per tutta risposta, ti dicono «Non fare la zitella acida».
Grazie per lo sfogo, ne avevo un gran bisogno.
Francesca.
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Dura è la vita degli sfogatoi sentimentali, sempre in bilico fra il ruolo di confessori e quello di cassonetti.
Dura, ma anche comoda: stare in ascolto della vita altrui è un buon alibi per non affrontare mai la propria (una riflessione che vale anche per i postini del cuore…) Ti lamenti del comportamento degli amici, ma sei tu che permetti agli altri di trattarti così. Saranno superficiali, egoisti e menefreghisti: è un problema loro.
Per una volta, preoccupati del tuo. Non avere un ragazzo a 25 anni ci può stare. Ma non averlo mai avuto significa esserti costruita un blocco che t’impedisce di saltare oltre il cerchio di fuoco, là dove le chiacchiere svaniscono e comincia la vita vera, con i suoi piccoli compromessi, gli slanci non ricambiati, le passioni brucianti, i ricordi che riempiono il cuore e lo fanno sanguinare.
Adesso però non ti devi sentire un’aliena.
Sarebbe un altro modo per perpetuare quel ruolo di vittima che gli altri ti hanno cucito addosso come un vestito che tu indossi con rabbia mescolata a rassegnazione.
Ti consiglio di strapparlo, Francesca. E di infischiartene dello stupore che manifesterà chi fino a oggi era abituato a poter contare sulla tua spalla per scaricare le tensioni e poi andarsene senza nemmeno ringraziare, come se ti avesse già fatto un regalo a ritenerti degna delle sue confidenze.
Non aspettarti aiuto da nessuno e perciò non avvilirti se l’aiuto non arriva. Sarebbero ancora atteggiamenti da agnello sacrificale.
Qui c’è un problema serio e bisogna risolverlo con il sorriso sulle labbra e un po’ di fiducia nei propri mezzi. Impara a tenerti un po’ di più sulle tue, a
circondarti di un minimo di mistero. Ci sarà pure una via di mezzo fra darti arie da irraggiungibile e fare fin da subito l’amicona che sbrodola
chiacchiere nel telefonino.
Il mondo è pieno di ragazzi che avrebbero voglia di stare con te. Solo che non li conosci, è sempre questa la fregatura, così ognuno continua a dondolare la propria vita fra le stesse facce e gli stessi discorsi.
Faresti meglio a staccare la spina da quel piccolo universo che ti ha sfruttato e nauseato, e a partire per un altrove che non si misura a chilometri, ma a stati d’animo.
Le persone sensibili hanno necessità di scegliersi le proprie compagnie invece di subirle, perché il mondo può essere molto cattivo con chi non risponde a certi canoni e non si mostra bello, simpatico e allegramente vuoto come un personaggio della pubblicità.
Fatti del bene. E poiché ascoltare le magagne altrui ti fa male, smetti immediatamente di farlo.
Scusa il gioco di parole, ma forse così ti verrà più facile tenerlo a mente. Però nessun ragionamento, neanche questo, ti aiuterà a superare il blocco che ti sei creata. Ci vuole l’azione. Finché continui a rimanere a bordo vasca, a discettare sulla temperatura dell’acqua, non riuscirai mai a nuotare. Cerca un trampolino, chiudi gli occhi e tuffati. E se prenderai una panciata, non incolpare l’acqua e nemmeno te stessa. Intanto avrai imparato a non affogare.
Ti auguro una lunga estate d’amore. Perché tutti abbiamo diritto, almeno una volta nella vita, a pensare che le canzoni del Festivalbar siano state scritte apposta per noi.
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Massimo Gramellini per Cuori allo specchio rubrica de la Stampa