cctm collettivo culturale tuttomondo Maria Luisa Spaziani (Italia)
Venerdì Santo di Maria Luisa Spaziani (Torino, 1922 – Roma, 2014)
Lei credeva di stringere in quel corpo
disincarnato, esangue, il suo ragazzo
morto a trentatré anni per oscure trame
di tribunali. Se le avessero detto che
stringeva a sé l’intero mondo e la sua
storia non l’avrebbe capito.
Erano un figlio con sua madre.
da La luna è già alta, Mondadori, 2006
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foto: Michelangelo Buonarroti, La Pietà, 1497-1499 – by Aurelio Amendola fair use
Maria Luisa Spaziani (Torino, 1922 – Roma, 2014) è stata una poetessa, traduttrice e aforista italiana.
Diciannovenne, dirige la rivista Il dado, cui collaborano Vasco Pratolini, Sandro Penna, Vincenzo Ciaffi e la stessa Virginia Woolf che le invia, poco prima di morire, alcune pagine del romanzo Le onde con una delicata dedica “alla piccola direttrice”.
L’esordio in poesia è del 1954, con Le acque del sabato. Seguono Il gong (1962), Utilità della memoria (1966), L’occhio del ciclone (1970), Transito con catene (1977). Per la raccolta Geometria del disordine (1981) vince il Premio Viareggio. E una speciale accoglienza ricevono anche La stella del libero arbitrio (1986), I fasti dell’ortica (1966), La traversata dell’oasi (2002), La luna è già alta (2006).
Ma il gioiello della sua produzione è il poema-romanzo Giovanna d’Arco (1990) con cui suggella la sua passione per la figura della Pulzella d’Orléans.
Nel 1992 pubblica Donne in poesia. Tra gli altri ulteriori contributi ricordiamo anche racconti, lavori teatrali e memorabili traduzioni d’autore e scritti di critica. Il lungo sodalizio con Eugenio Montale è testimoniato da 360 lettere del poeta, oggi custodite nell’archivio di Maria Corti presso l’Università di Pavia, è stata anche presidente dell’Universitas Montaliana e del Premio Montale.
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La luna è già alta, Mondadori, 2006
Una volta ancora Maria Luisa Spaziani sa attrarci irresistibilmente nei suoi labirinti di pensieri e immagini, di viva presenza inquieta nelle cose e nel mondo, mentre la trama del tempo si espande e divora, ma non sa cancellare l’ansia di esistere e la meraviglia d’esserci del poeta. C’è una luce preziosa che rende cangianti questi gioielli poetici di cui la Spaziani ci fa dono nel suo nuovo libro. Una luce lunare, naturalmente, ma anche la luce di una grazia ispiratrice che alimenta il linguaggio e rinnova la speranza, come al ritorno della primavera, quando marzo diviene una “gemma tutta da esplodere”.
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