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Gli occhi di Alejandra Pizarnik (Avellaneda, 1936 – Buenos Aires, 1972)
Gli occhi
dicono la verità
occhi che si aprono
tirano via il superfluo:
occhi
non parole
occhi
non promesse;
lavoro con i miei occhi
costruendo
riparando
ricostruendo
qualcosa di simile ad uno sguardo umano
ad una poesia d’uomo
ad un canto lontano del bosco
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da La figlia dell’insonnia, Crocetti editore, 2020
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Los ojos de Alejandra Pizarnik (Avellaneda, 1936 – Buenos Aires, 1972)
Los ojos
hablan lo justo
ojos que se abren
arrojan lo sobrante
ojos
no palabras
ojos
no promesas
trabajo con mis ojos
en construir
en reparar
en reconstruir
algo parecido a una mirada humana
a un poema de hombre
a un canto lejano del bosque
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opera: Henrietta Harris, Looking, 2016,
Alejandra Pizarnik nasce ad Avellaneda (Buenos Aires) il 29 aprile 1936, in una famiglia di emigrati ebrei di origine russa.
Assieme alla sorella maggiore Myriam compie i primi studi in una scuola ebraica, dove impara a leggere e a scrivere in yiddish. Durante l’adolescenza comincia a fare uso di anfetamine per curare i disturbi fisici di origine nervosa che la affliggono. A 18 anni si iscrive alla facoltà di Filosofia, poi a quella di Lettere e infine alla Scuola di giornalismo, ma non porta a termine gli studi. Dal 1960 al 1964 vive a Parigi. Muore a Buenos Aires nella notte tra il 24 e il 25 settembre 1972 per un’overdose di barbiturici.
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L’opera di Alejandra Pizarnik, autrice di culto nei Paesi di lingua spagnola, è segnata dal senso della perdita, dell’assenza, della solitudine e di una lacerazione senza rimedio. La sua dimensione è un’inscalfibile penombra, in cui Alejandra, figlia dell’insonnia, si muove alla ricerca di un rifugio. E l’unico rifugio possibile è la scrittura, che diventa la sua vita. Alla sua morte, Julio Cortázar le dedica una poesia: “Dato che l’Ade non esiste, sicuramente sarai là,/ ultimo hotel, ultimo sogno,/ passeggera ostinata dell’assenza./ Senza bagagli, senza scartafacci,/ il tuo obolo sarà un quaderno/ o una matita colorata./ – Accettali, nocchiere: nessuno pagò a più caro prezzo/ l’ingresso ai Grandi Trasparenti,/ al giardino dove Alice la aspettava”.
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