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Jaime Sabines (Messico)

29/07/2023 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo jaime sabines poeta

Sono una cicatrice che già non esiste,
un bacio già lavato dal tempo,
un amore e altro amore che già hai sepolto
_
Soy una cicatriz que ya no existe,
un beso ya lavado por el tiempo,
un amor y otro amor que ya enterraste.

Jaime Sabines

_
Jaime Sabines messico poeta cicatrice cctm a noi piace leggere
_
traduzione dal web

Photo by okeykat on Unsplash

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Di Jaime Sabines (1926-1999) si sa poco o niente in Italia ed è un vero peccato perché è ritenuto a ragione uno dei più importanti poeti messicani del Novecento.

Nato da immigrati libanesi emigrati a Cuba (1902), quindi trasferitisi in Messico, nel Chiapas, proprio negli anni in cui infuriava la rivoluzione di Pancho Villa e Emiliano Zapata, Sabines crebbe in una Città del Messico che respirò a lungo un clima di straordinaria apertura politica e culturale, di tolleranza e di incontro, e anche grazie a questo – credo – è riuscito a legare la sua vita alla poesia e la sua poesia alla vita come pochi altri autori del suo secolo ispirandosi a qualcosa di molto elementare, e qualcuno direbbe “anti-novecentesco”, e forse è solo buon senso: cioè che la scrittura in fondo non è che una testimonianza del nostro passaggio sulla terra.

Ci sarà chi lascia testimonianza del suo passaggio su un muro con vernice spray, in attesa che i netturbini vengano a pulire, e chi invece predilige altre forme del discorso, più discrete, e fra queste la poesia, e non perché sia la più alta e complessa, a rischio di apparire talvolta poco intellegibile, ma forse perché entra in profondità nelle parole, nel loro modo di incontrare e scontrare la realtà.

A tal proposito Sabines sostiene, in una poesia, che esistono due tipi di poeti “moderni”: «quelli, sottili e profondi, che indovinano l’essenza delle cose e scrivono: “Lucifero, luci zero, Luci Eros, la gola della luce partorisce colori collerici”, eccetera, e quelli che inciampano in una pietra e dicono “stupida pietra”». Lui appartiene a questa seconda categoria, non alla prima, dei «más afortunados», sui quali c’è sempre un critico intelligente che scrive un trattato Sobre las relaciones ocultas entre el objeto y la palabra y las posibilidades existenciales de la metáfora no formulada, e così li fa entrare nel «Club de la Fama» … continua a leggere 

testo di Salvatore Ritrovato

 

cctm.website

jaime Sabines poeta Soy una cicatriz que … Sono una cicatrice che …

 
 

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: Mimmo Jodice, Vedute di Napoli, Opera 8, 1980 … https://cctm.website/mimmo-jodice-italia/
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Ho paura di vederti necessità di vederti speranza Ho paura di vederti
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Ezio Falcomer legge Mario Benedetti
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Erano di pietra celeste, tutti fichi d'india, e qu Erano di pietra celeste, tutti fichi d'india, e quando si incontrava anima viva era un ragazzo che andava o tornava, lungo la linea, per cogliere i frutti coronati di spine che crescevano, corallo, sulla pietra.
Elio Vittorini

[Conversazione in Sicilia]

dipinto Renato Guttuso
Doris Bellomusto Cosa so dell’amore? … https:/ Doris Bellomusto Cosa so dell’amore? … https://cctm.website/doris-bellomusto-cosa-so-dellamore/
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Non ho mai capito dove finisce l’amore che non u Non ho mai capito dove finisce
l’amore che non usi.
Vorrei, da brava massaia,
usarne gli avanzi per le polpette, concimarci le piante … https://cctm.website/stella-poli-italia/
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Tra due persone accade che talvolta, molto raramen Tra due persone accade che talvolta, molto raramente, nasca un mondo.

Questo mondo è poi la loro patria, era comunque l’unica patria che noi eravamo disposti a riconoscere. Un minuscolo microcosmo, in cui ci si può sempre salvare dal mondo che crolla.

Martin Heidegger

foto Laura Makabresku
Non sono solitario, le dissi. E stavo per aggiung Non sono solitario, le dissi. 
E stavo per aggiungere: sono solo, è diverso.

Stefano Benni

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Non si può vedere il tuo nome chiuso nella mia gola, il tuo “sì” nel mio sangue, la sete e la fame che ora chiedono solo di te, e il nodo che mi hai stretto alle viscere, e l'affanno di non saperti seguire, se non con il mio passo lento, che esiste solo in funzione del tuo, che sa solo la strada che vedi tu. 

L'acqua che nutre non resta in superficie. E' invisibile.

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🍁🍂 🍁🍂
Qual è la parola per dire che non si hanno più s Qual è la parola per dire che non si hanno più sentimenti
negativi verso chi ti ha ferito?
Perdono, mi hanno risposto. Ma io volevo, al contrario, parlare
del rancore.
Questo è stato l’inizio e può valere come esempio.
Ogni giorno c’è una parola nuova di cui non ricordo il senso
e il cui suono tintinna un motivo percepito a brani
familiare una volta, ora perduto.
La sua luce abituale cade. Di colpo non importa,
provo rancore, perdono chi prova rancore, mi perdono?
C’è un alfabeto incomprensibile, un linguaggio dimenticato.
I nomi ruotano privi della loro materia fin dal mattino.
Come chiamare la stoffa bianca che il vento muove davanti
alla vetrata?
Tenda, tende. Il riso mi si annida in gola.
Lei, cioè io, tende a cosa?
Qui so rispondere: tendo alla terza persona
alla grazia sperimentata una volta sola
di un dolore sdoppiato e spinto fuori
poi fissato, ascoltato perfino nello scroscio delle lacrime
ma da un’altra me stessa
capace di lasciare la sua vecchia pelle sulla terra.

Antonella Anedda 

 foto © Nini Kubaneishvili
Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi s Devo fabbricarmi un sorriso, munirmene, mettermi sotto la sua protezione, frapporre qualcosa tra il mondo e me, camuffare le mie ferite, imparare, insomma, a usare la maschera. 

Emil Cioran
foto Saul Leiter
Fabio Magnasciutti Fabio Magnasciutti
Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna di Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna distrarsi.

Albert Camus

foto keristi  k
di Maya Angelou Ho imparato che qualsiasi cosa a di Maya Angelou 

Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà  migliore.
Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci dell’albero di Natale.
Ho imparato, indipendentemente dal rapporto che abbiamo coi nostri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita.
Ho imparato che il semplice sopravvivere è diverso da vivere.
Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance.
Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle.
Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta.
Ho imparato che anche quando ho delle sofferenze non devo essere una sofferenza.
Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno.
Ho imparato che le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle.
Ho imparato che ho ancora molto da imparare.
Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto hai detto, dimenticheranno quanto hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.

illustrazione Ofra Amit
Carezze, ecco. Io se fossi una mano sognerei care Carezze, ecco. 
Io se fossi una mano sognerei carezze, quel bel contatto che consola la pelle che le riceve e anche quella che le fa.

Sergio Claudio Perroni

Foto: Laura Makabresku
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