cctm collettivo culturale tuttomondo Francesco Grandis (Italia)
di Francesco Grandis (Padova, 1977)
Dal mio zaino di viaggio ideale vorrei scaricare tutti i pesi inutili, per tenere solo ciò che ho di leggero, utile e importante, per lasciare tanto spazio alle cose nuove che sicuramente verranno.
Così dovrei fare anche con la mia vita.
Scelgo quindi di portare con me la prudenza, ma non le paure. L’apertura mentale, non il pregiudizio. L’entusiasmo, ma non le illusioni. Il coraggio, non l’incoscienza.
Porto sicuramente i desideri, la passione e tutti i miei sogni, ma lascio i pesi del passato a casa.
Le mie convinzioni, le mie idee e i miei progetti, non le aspettative altrui. Il silenzio, non il rumore. L’amore, non la diffidenza.
Se la vita è un viaggio, allora è decisamente meglio viaggiare leggeri.
da Sulla strada giusta, Rizzoli, 2017
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Illustrazione: Erika Kuhn
Francesco Grandis è nato in Veneto nel 1977.
Laureato in Ingegneria Elettronica, nel 2009 lascia un lavoro nel campo della robotica e parte per un viaggio intorno al mondo. Nomade digitale per alcuni anni, abbandona definitivamente l’informatica nel 2013 per dedicarsi alla scrittura, prima attraverso il blog Wandering Wil, su cui condivide la sua esperienza, poi con il libro autobiografico Sulla strada giusta (Rizzoli), infine come socio fondatore di AltreVoci Edizioni. Oggi vive in Spagna con la sua famiglia. Nel 2021 pubblica con La Corte Editore il thriller distopico The end.
Sinossi
Il viaggio è negli occhi, nel cuore e nella testa, e non finisce mai. Da una scogliera a picco sull’Artico, un uomo respira finalmente la libertà. Appena qualche mese prima non l’avrebbe mai creduto possibile. Aveva trentun anni e un lavoro stabile: il sogno di molti, ma non il suo. Così ha detto basta e si è messo in cammino su sentieri sconosciuti, per cercare una risposta ai confini del mondo. Dal Sudamerica a Budapest, dall’India alla Scandinavia, tra paesaggi mozzafiato e momenti di intima condivisione, Francesco Grandis vive esperienze inattese che gli mostrano chi è davvero, un giorno dopo l’altro. Perché l’importante è mettersi in gioco. Un “urlo nel silenzio” per svegliarci dal torpore della routine e ricordarci che se non insegui la felicità non avrai chance di trovarla.