collettivo culturale tuttomondo Idea Vilariño Juan Carlos Onetti Come potevano non piacersi?
Si erano conosciuti prima di incontrarsi. “Andavano senza cercarsi, ma sapendo che andavano per trovarsi”, avrebbe detto Cortàzar.
Ieratica, quasi solenne, lei. Lui maledetto. Come potevano non piacersi?
L’incontro avvenne in un bar di Montevideo. “S’era messo a sedurmi con tutto se stesso, con il meglio di se, al punto che mi ero convinta che fosse la settima meraviglia. Quella stessa notte mi innamorai di lui. M’innamorai, m’innamorai, m’innamorai”
Nel 1974, Onetti fu imprigionato dalla dittatura militare e trattato alla stregua di uno squilibrato mentale . All’uscita di quell’inferno, lo aspettava Idea.
“Siamo rimasti da soli, in silenzio. Zitti. Ma io non sono più quella di allora; qualcosa ho imparato; qualcosa mi ha insegnato la memoria; perché ho sempre lamentato non avere avuto più carattere per trattarlo prima. O forse è la differenza tra l’essere e il non essere innamorata.- Moriremo senza imparare a parlarci?, domandai.- E’stato sempre difficile per me, disse. Ti ricordi quella volta in cui sei arrivata, dopo tanto tempo, e siamo stati venti, trenta minuti senza parlare, seduti, io nel letto e tu sulla sedia? Mi hai sempre creato soggezione, disse lui.- Anche tu, risposi. Una volta mi hai detto che non potevi né mangiare né fare l’amore con me. -Sì, disse ancora. E mi guardava, a momenti, poi girava la testa, si mordeva il labbro, con un’espressione di impotenza, di disperazione. … La prima volta che entrai nella tua sala, al museo, mi è sembrato d’impazzire. Non ho mai capito cosa mi stesse succedendo, ma ero pazzo di te. – Non me l’hai mai detto. – Non ho mai capito quel desiderio di possesso, quell’ansia di dominio. Non ti lasciavo andare a fare lezioni, è vero. Non potevo sopportarlo. E non si trattava di desiderio, ma di questa orribile tenerezza che sento per te.”
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foto: Idea Vilariño e Juan Carlos Onetti
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