collettivo culturale tuttomondo hello summer
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Non c’è che una stagione: l’estate.
Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla.
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No existe más que una estación: el verano.
El otoño lo recuerda, el invierno lo invoca y la primavera lo envidia e intenta puerilmente arruinarlo.
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Ennio Flaiano
frammento da Diario degli errori, Rizzoli, 1976 – fragmento Diario de los errores, Dias contados, 2015
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immagine Adobe Stock
Ennio Flaiano (Pescara, 1910 – Roma, 1972) è stato uno sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo italiano.
Specializzato in elzeviri, Flaiano scrisse per Oggi, Il Mondo, il Corriere della Sera e altre testate. Lavorò a lungo con Federico Fellini, con cui collaborò ampiamente ai soggetti e alle sceneggiature dei più celebri film del regista riminese, tra i quali La strada, La dolce vita e 8½.
Fine e ironico moralista, ma anche acre e tragico al tempo stesso, produsse opere narrative e varie prose tutte percorse da un’originale vena satirica e un vivo senso del grottesco, attraverso cui vengono stigmatizzati gli aspetti paradossali della realtà contemporanea. Creava continuamente mottetti e aforismi, molti dei quali ancora di uso comune. Fu il primo vincitore del Premio Strega, nel 1947, con il suo più famoso romanzo, Tempo di uccidere … continua a leggere su Wikipedia
Ennio Flaiano (Pescara, 1910 – Roma, 1972) fue un escritor, periodista, guionista y crítico cinematográfico italiano.
Nació en Cetteo Flaiano, pero su infancia se desarrolló entre Pescara, Camerino, Senigallia, Fermo y Chieti. Entre 1921 y 1922 fue ya a Roma, en donde concluyó sus estudios medios; a continuación se matriculó allí en arquitectura, si bien no concluyó esa carrera … siga leyendo Wikipedia
Disteso lungo l’arco di un ventennio (dal 1950 ai primi anni Settanta) e costruito avendo negli occhi i luoghi e i volti di tanti viaggi, il “Diario” brulica di pensieri che sperimentano tutte le forme possibili del rapporto tra la mente e la realtà.
Vi troviamo velenosi “calembour” concentrati come saggi, aforismi e massime perforanti e definitivi, microritratti di taglio, apologhi surreali e corrosivi, sequenze in zapping, tra incanto e sarcasmo. L’irrefrenabile tendenza all’autodistruzione della specie umana pervade “Diario degli errori” come un malinconico Leitmotiv: ma la crudele esattezza della tassonomia è in Flaiano venata dalla “pietas” del moralista disilluso.
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