cctm collettivo culturale tuttomondo giovanni battista pergolesi
Giovanni Battista Pergolesi (Jesi, 1710 – Pozzuoli, 1736) è stato un compositore, organista e violinista italiano di opere e musica sacra dell’epoca barocca.
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Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius.
Cuius ánimam geméntem,
contristátam et doléntem
pertransívit gládius.
Quam tristis et afflícta
fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!
Quae mœrébat et dolébat,
pia Mater, dum vidébat
nati pœnas ínclyti.
Quis est homo, qui non fleret,
Christi Matrem si vidéret
in tanto supplício?
Vidit suum dulcem natum
moriéntem desolátum,
dum emísit spíritum.
Eia, Mater, fons amóris,
me sentíre vim dolóris
fac, ut tecum lúgeam.
Fac, ut árdeat cor meum
in amándo Christum Deum,
ut sibi compláceam.
Sancta Mater, istud agas,
crucifíxi fige plagas
cordi meo válide.
Fac, ut portem Christi mortem,
passiónis fac consòrtem
et plagas recólere.
Fac me plagis vulnerári,
cruce hac inebriári
et cruòre Fílii.
Flammis ne urar ne succénsus,
per te, Virgo, sim defénsus
in die iudícii.
Quando corpus moriétur,
fac, ut ánimæ donétur
paradísi glória.
Amen.
Giovanni Battista Pergolesi Stabat Mater, 1736
Julia Lezhneva – Philippe Jaroussky
Coro della Radiotelevisione Svizzera
I Barocchisti diretti da Diego Fasolis
“Lo Stabat Mater di Pergolesi è un’ opera straordinaria, tanto famosa da sembrare non più eseguibile (…) ” Diego Fasolis
La storia ci spiega che Giovanni Battista Pergolesi compose il suo Stabat Mater, una delle pagine più sublimi di tutta la storia della musica sacra, solo qualche mese prima della sua morte (e questo fatto riporta subito alla mente la stesura del Requiem da parte di Mozart che avvenne nelle medesime circostanze).
Il compositore di Jesi, destinato a morire a soli ventisei anni di tubercolosi, scrisse velocemente questo straordinario capolavoro dopo aver ricevuto nel 1735 l’incarico da parte di una confraternita laica napoletana, quella dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, che l’avrebbero utilizzato durante la liturgia della Settimana santa.
Chiuso nella sua celletta nel convento dei frati cappuccini di Pozzuoli, dove si era ritirato in preghiera e in meditazione nel tentativo di lenire gli atroci dolori causati dal male (non si dimentichi che fin dalla nascita Pergolesi fu anche affetto da spina bifida o da poliomelite), compose febbrilmente le pagine del manoscritto e, come nel caso di Mozart, la sofferenza, il rendersi conto della fragilità della vita umana di fronte al mistero della morte, gli diedero modo di elaborare una pagina struggente, meravigliosa, che tratteggia il dolore più terribile che un essere umano possa provare, quello di una madre che assiste alla morte del proprio figlio.
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