cctm collettivo culturale tuttomondo Ferzan Ozpetek, frammento da Rosso Istanbul
Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati.
Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l’incendio che un cuore d’inverno.
Ferzan Ozpetek, frammento da Rosso Istanbul, Mondadori, 2013
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foto: piqsels
Gli amori impossibili sono amori rari, imperfetti, tormentati, struggenti, passionali, folli.
Sono amori indimenticabili fatti di sentimenti ambivalenti; crescono e diventano colmanti in un alternarsi di scariche di adrenalina e sofferenze. Anche chi non li ha vissuti, conosce i sentimenti che accompagnano l’esperienza di un amore impossibile: sa riconoscere l’ingiustizia come conseguenza di una scelta altrui (dell’amante o del contesto), identificarsi nella sofferenza di non poter vivere un sentimento forte e devastante e sperimentare l’illusione di “ciò che poteva essere, ma non è stato”. In un amore impossibile possiamo sentirci vivi come mai prima e contemporaneamente fare i conti con una sempre lontana felicità, sperimentando la sofferenza dell’irraggiungibilità di un amore sicuro.
Soffrire è paradossalmente molto più semplice di essere felice. La precarietà di un amore impossibile permette di soffrire in eterno e sottrarsi alla fatica di dover lottare per raggiungere una dimensione di serenità. Chi si rifugia in amori impossibili si crea inconsapevolmente alibi per non vivere la bellezza e la reciprocità di una relazione d’amore, mettendo in atto un automatico meccanismo inconscio di coazione a ripetere di comportamenti disfunzionali che attivano sentimenti di inadeguatezza ed esperienze frustranti di fallimento.
Gli amori impossibili sono tentativi di mantenere una distanza in amore, di non sentirsi invasi nella propria intimità, di rifulgere le dipendenze affettive e recriminare al mondo di essere senza catene.
Tutti, invece, abbiamo catene solide che ci ancorano ad una dimensione-altra del nostro passato. Chi sceglie amori impossibili è ignaro di essere imprigionato in uno spazio che appartiene probabilmente più al passato che al presente. (Dott.ssa Emanuela Gamba)
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Ferzan Ozpetek, frammento da Rosso Istanbul, Mondadori, 2013