centro cultural tina modotti Domenico Carrara (Italia)
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Vorrei avere gli occhi
di tutti gli schiacciati,
dei cacciati dagli altri,
dei mai adeguati, dei
fraintesi e degli offesi,
dei privati di riposo,
dei morti d’indifferenza
o d’arroganza o fretta.
Vorrei avere quegli occhi
sbarrati e un po’ randagi,
farne quasi una bandiera,
la speranza di un riscatto;
non in un mondo a venire
ma nei giorni che cammino,
quelli che scappano di mano,
quelli che appena sfioriamo.
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Domenico Carrara
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foto: Domenico Carrara
In morte di un poeta silenzioso di Franco Arminio – 30 gennaio 2021
Domenico Carrara era un poeta e un attento lettore di poesia. Leggeva i classici e leggeva i poeti di oggi. Io lo avevo conosciuto in Rete e poi alla casa della paesologia. Mi aveva invitato a Grottaminarda nella scuola dove aveva trovato un lavoro provvisorio. Aveva presentato insieme a me Cedi la strada agli alberi. Ricordo le parole che si siamo scambiati dopo la presentazione, la sua voglia di scrivere, la difficoltà di farsi leggere. E poi il rapporto per tutti complesso con una terra come l’Irpinia, una terra che ama i suoi figli quando sono lontani, non sa accarezzarli, non sa riconscerli. Non saprei dire quale fosse il rapporto di Domenico con il suo paese, so che si era trasferito a Bienno, Alta Valcamonica, per un altro lavoro provvisorio. Conosco altri ragazzi della sua età che sono partiti in questi anni. A loro spesso rivolgo il mio invito a tornare e la cosa che mi rattrista è che Domenico questo invito u po’ velleitario non potrà ascoltarlo.
L’ultima volta che gli avevo scritto su Facebook era per invitarlo a seguire uno speciale tg1 in cui raccontavo la vicenda del terremoto. L’invito era accompagnato da un generico come stai, ma in realtà io non sapevo neppure dove stava. Adesso funziona così, ognuno conosce in Rete tante persone e magari è difficile capire quelle che meritano più attenzione. Domenico era sicuramente una di queste. Oggi ho riletto un poco i suoi versi e mi sono sembrati belli e dolenti, versi che non si travestono da capolavoro, una tonalità seria, un poco dimessa, come se non volesse alzare la voce, ma qualcuno ha scritto che un urlo è un urlo anche a bassa voce.
Ecco, oggi l’Irpinia e il Sud hanno perso un poeta silenzioso, un poeta che non amava farsi notare. Poco conta che scrivesse prevalentemente in prosa, la sua scrittura aveva due virtù che tutti dovremmo avere: verità e attenzione.
La sua scomparsa mi insegna e ci insegna per l’ennesima volta che l’attimo terribile può arrivare all’improvviso per chiunque. E allora in ogni rapporto non dobbiamo mai giocare al risparmio con la gentilezza e la premura. Non serve a molto inseguire gli altri per informarli di tutto quello che facciamo. Dobbiamo piuttosto invaghirci della vita degli altri, proteggerla come se fosse la nostra. Se dovessi riuscire a essere fedele a questo proposito, comunque non potrò farlo con Domenico, ma lo farò anche grazie a lui. La poesia almeno questo ce lo insegna, la vita è una vicenda a cui partecipano i vivi e i morti. Leggendo le sue storie e i suoi versi Domenico torna tra noi. Forse nessuno va mai via, forse è vana la lotta di ognuno per essere qui, per esserci veramente.
“Stringere finché possibile/ la fortuna d’esserci,/ se fortuna rimane./ Pregare che un temporale/ ti riporti delle voci,/ non ti strappi nessuno./ Provare a darsi un cammino,/ lieve peso sulla schiena,/ spinta sino a scomparire.
Vorrei avere gli occhi … di Domenico Carrara