collettivo culturale tuttomondo Cesare Pavese solitudine
Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri.
Cesare Pavese
frammento da Il mestiere di vivere, Einaudi, 1952
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opera: Edward Hopper, I nottambuli, 1942
Il diario di Pavese è stato trovato alla morte dell’autore tra le sue carte in una sbiadita cartella verde, su cui è scritto a matita rossa e blu: «Il Mestiere di Vivere, di Cesare Pavese.
Esso è costituito da fogli sciolti, numerati, manoscritti (tranne quattordici pagine dattiloscritte che vanno dal 20 maggio al 30 settembre 1940), a penna e qualche volta a matita, quasi sempre con cancellature e correzioni come in una prima stesura, e talora con correzioni a matita o d’inchiostro diverso, evidentemente successive al tempo della stesura.
Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo 1908-Torino 1950) è stato uno dei maggiori scrittori italiani del secondo dopoguerra.
È stato anche, con Fernanda Pivano, il principale traduttore di romanzi americani moderni in italiano. Grazie a lui giunsero in Italia i testi di Melville, Dos Passos, Steinbeck e Stein.
Tra il 1945 e il 1949 pubblicò “Feria d’agosto”, “Dialoghi con Leucò”, “La casa in collina”, “Il diavolo sulle colline” e il suo ultimo romanzo “La luna e i falò”. Nel 1950 vinse il Premio Strega con il romanzo: “La bella estate”. Il testo è un trittico composto da tre brevi racconti, pubblicati o stesi durante gli anni quaranta.
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