collettivo culturale tuttomondo Carlo Crosato
Se possibile, vorrei
una pelle più spessa.
Con questa si sente
praticamente tutto.
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Carlo Crosato
da Il non detto, Oedipus, 2018
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immagine: copertina del libro
Carlo Crosato (Treviso, 1988) è un giornalista e scrittore italiano.
Laureato in Filosofia e scienze dell’uomo e specializzato in Scienze filosofiche all’Università Ca’ Foscari di Venezia, conduce attualmente studi intorno alla filosofia morale e politica. Collabora con la sezione filosofica di «Micromega», «Il rasoio di Occam», per la quale pubblica interviste e recensioni.
Autore di: L’uguale dignità degli uomini (2013); e allora? (2014); Dialogare con il Solipsista (2015); Dal laicismo alla laicità (2016); Il non detto (2018).
Crosato dichiara di non scrivere poesie. Apre così la sua raccolta Il non detto: “Lo ammetto. Le parole usate non sono mie. Io le ho messe solo in ordine per poter dire il non detto”. All’inizio del suo “non detto”, elimina la W, X, J, Y, K, mette i puntini per eliminare il 7, l’8 e lo 0. Per non annoiare, parla di incoerenze, racconta piccole storie di vita quotidiana, con allegra ironia, parla di amici, parenti, di amori, di donne mai conosciute: “Mi manchi da un’intera vita, non ti ho mai conosciuta”.
Di ragazze amate e perdute, di amori appena accennati e già finiti: “Cara, questa sera sono stato così bene con te, che, se anche tu sei d’accordo, io direi di non rivederci mai più”. L’ironia serve a esorcizzare la solitudine in un mondo che sembra affollato, ma è deserto: “Il mondo è pieno di gente e poi invece non c’è mai nessuno” e la grande sensibilità: “Se possibile, vorrei una pelle più spessa. Con questa si sente praticamente tutto”.
Crosato entra a gamba tesa, con aria distratta mentre sembra si prenda gioco di noi, sui grandi temi dell’esistenza: Dio, l’Inferno, la Morte. Pur divertendosi, Crosato non sfugge al gioco delle parole che sono pratiche degli altri. Fidandosi appena degli uomini, ripropone la sua metafisica Morfeo, gli amici in filastrocca di solitudine e il sembiante teoretico di “Pare” e “Frattanto”. Rincorre Palazzeschi in “Empatia“ e si accorge che il mondo, girando, cigola; ha un ottimo udito per la fede sotto la credenza. Poi gioca, gioca, gioca, per deviare il pensiero; torna serio in “Sistemarsi” dove l’economia politica non scherza, e ancora a scherzare, su ciò che sembra dicano gli altri mentre è “Ben lontano da capire ciò che intendeva”. In questo oscillare tra il serio lo scherzo, Crosato tira il sasso e non ritira la mano, per pura provocazione: “E della vita, bravi tutti a cantare della vita”.
Al lettore attento non sfugge quanto, con queste storie, Crosato sia alla ricerca di senso, di umanità, di relazione tra uomini e con l’Assoluto. (recensione di Ivana e Giovanni)
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