collettivo culturale tuttomondo Wisława Szymborska cademmo nell’ abbraccio
Cademmo nell’ abbraccio,
ci separammo dal mondo,
non sapevamo se eravamo due corpi
o due anime
o un corpo e un’ anima
o se semplicemente
non eravamo
perché era amore solamente
e poi solamente fu
la marea d’argento del nulla.
Wisława Szymborska
illustrazione collage digitale Dina Carruozzo Nazzaro AtelierD
È il 1996 quando il Premio Nobel per la Letteratura viene assegnato a una poetessa polacca, una certa Wisława Szymborska. Sono ancora in pochi a conoscerla, mentre in Italia è considerata addirittura una sconosciuta.
Del resto non c’è da stupirsi: in quegli anni, nelle librerie italiane, era presente solo la raccolta di poesie Gente sul ponte (1986), edita da Scheiwiller, e più in generale la letteratura polacca non godeva certo di grande popolarità. Era raro trovare volumi di autori come Tadeusz Różewicz (pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1964, nella collana dello Specchio) o Czesław Miłosz, anche lui vincitore del premio Nobel nel 1980 (pubblicato da Adelphi nel 1985).
Eppure questa donna, questa poetessa polacca di cui nessuno sembra sapere nulla, vince il Premio Nobel per la Letteratura, e da questo momento, in pochi anni, la sua fortuna cambia completamente. Tutte le opere di Wisława Szymborska vengono tradotte – non solo in Italia – stampate e ristampate di continuo.
È possibile cogliere riferimenti ai suoi versi praticamente ovunque: dalle riviste, alle pubblicità, alle canzoni, ai film, alle trasmissioni tv. Ozpeteck, nel suo Cuore Sacro, inserisce una scena in cui a un personaggio del film scivola dalla borsetta un libro di poesie della Szymborska, mentre Roberto Saviano, nella trasmissione Che tempo che fa, ne parla definendola “una poetessa che rimette al mondo le parole, le ricrea, le rigenera”. (by Jolanda Di Virgilio)
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