centro cultural tina modotti caracas illustrazione Nadia Magnabosco
Io non devo scordare
che il cielo
fu in me…
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Yo no tengo que olvidar
que el cielo
estuvo en mí…
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Antonia Pozzi
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traduzione dal web
illustrazione Nadia Magnabosco
https://www.facebook.com/centroculturaltinamodotti/
Nadia Magnabosco vive e lavora a Milano. Giocando con tecniche sempre diverse, traccia con le sue opere un percorso di ricerca sui mutamenti dell‘identità femminile, pescando in immagini sepolte nel profondo dell’interiorità che rimandano alla zona oscura di un’infanzia dimenticata, il doppio non riconciliato di una bambina obbediente, misterioso e forse crudele al di là dell’innocenza. Espone dal 1993.
Antonia Pozzi (Milano, 1912 – Milano, 1938) è stata una poetessa italiana.
La grande italianista Maria Corti, che la conobbe all’università, disse che «il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull’orlo degli abissi. Era un’ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili».
A soli ventisei anni si tolse la vita mediante barbiturici in una sera di dicembre del 1938, nel prato antistante l’abbazia di Chiaravalle. Nel suo biglietto di addio ai genitori parlò di «disperazione mortale». La famiglia negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Il suo testamento fu distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite. (fonte Wikipedia)
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