cctm collettivo culturale tuttomondo Anna Andreevna Achmatova Mio marito
di Anna Andreevna Achmatova (Odessa, 1889 – Mosca, 1966)
Mio marito mi picchiava,
con una cinghia doppia, arabescata.
Per te, rimango alla finestra
tutta la notte, con la lanterna accesa.
Albeggia. Si alza il fumo
sulla fucina.
Neppure questa volta sei rimasto
con me triste prigioniera.
Per te ho accolto un destino amaro,
un destino di tortura.
E tu, chissà, ami una bionda
o una bella rossa?
Potessi smetterla di piangere così!
Nel cuore ho un’ebbrezza soffocante,
ma i raggi del sole si stendono sottili
sopra il letto intatto.
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foto: Anna Andreevna Achmatova
Anna Andreevna Achmatova (Odessa, 1889 – Mosca, 1966) è stata una delle figure più importanti della poesia russa del Novecento.
Da una iniziale poesia ispirata a motivi autobiografici e sentimentali, legata all’atmosfera prerivoluzionaria, specie del simbolismo, approda a una tematica civile e religiosa di grande respiro.
Le sue vicende personali sono tragiche: nel 1921 i bolscevichi fucilarono il marito, Nikolaj Stepanovic Gumilëv, con l’accusa di attività controrivoluzionarie. Da allora fino alllo scoppio della guerra la censura le impedì di pubblicare. Nel frattempo suo figlio Lev fu imprigionato fra il 1935 e il 1940 nel periodo delle grandi purghe staliniane. Nel 1940 dette alle stampe Il salice e Da sei libri: raccolte dalle quali emerge un dolore derivato dalla costante ricerca della bontà degli uomini.
Espulsa dall’Unione degli Scrittori Sovietici nel 1946 con l’accusa di estetismo e di disimpegno politico, riuscì tuttavia ad essere riabilitata nel 1955.
Nel 1962 riuscì a pubblicare il suo capolavoro al quale lavorava già dal 1942: il trittico Poema senza eroe, un nostalgico ricordo del passato russo, rielaborato attraverso la drammaticità che la nuova visione della Storia comporta, e attraverso una trasfigurazione dello spazio e del tempo in una concezione di puro fine. Invece il ciclo poetico Requiem (dedicato al figlio imprigionato), composto tra il 1939 e il 1940, dovette attendere più di trent’anni, fino al 1987, per essere pubblicato nell’URSS (in Occidente era apparso nel 1963).
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