collettivo culturale tuttomondo Gino Bonichi aka Scipione
Gino Bonichi aka Scipione (1904-1933), è stato un pittore italiano, massimo esponente della cosiddetta “Scuola Romana”.
Nato a Macerata, trasferitosi a Roma fin da giovane, tra il 1929 e il 1930 realizza i suoi lavori più importanti.
In quegli stessi anni scrive dieci poesie che lo testimoniano come il poeta italiano più eccentrico e limpido del secolo scorso.
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opera: Gino Bonichi aka Scipione, Natura Morta, 1930
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Estate di Scipione (Macerata, 1904 – Arco, 1933)
La terra è secca, ha sete
e si spacca.
Sui labbri dei crepacci
le lucertole arroventate
corrono in fiamme.
Le stelle cadono accese
per bruciare il mondo,
ma nessuno tende le mani per abbracciarle
e si smorzano, tuffandosi nel buio.
La carne cerca nelle carni
le sorgenti
e trova gli occhi
che si schiudono come fiori.
E la sonagliera dei grilli,
la notte,
ci porta incontro al sole
che ci trafiggerà
con le sue mille frecce.
Aspetto che finisca
e nell’attesa
mi sento abbacinato
come un foglio bianco
su cui picchi il sole.
La terra è secca, ha sete
e la notte è nera e perversa.
Cristo, dalle da bere,
ché vuol peccare
e farsi perdonare.
(…) Se la vicenda artistica di Scipione era stata fulminea e abbagliante, non lo era stata di meno quella poetica.
Bonichi scrisse solo dieci componimenti, che gli valsero però un posto nell’antologia dei Lirici nuovi curata da Anceschi nel 1943 (fu affiancato ai maggiori poeti italiani del Novecento: Montale, Ungaretti, Saba, Betocchi, Luzi ecc.). Ma già nel ’38 il corpo poetico era stato raccolto da Enrico Falqui.
Poesie che Scipione scrisse febbrilmente, in stato allucinato, visionario, tra il ‘28 e il ’30: «La terra è secca, ha sete/ e la notte è nera e perversa./ Cristo, dalle da bere,/ ché vuol peccare/ e farsi perdonare». Ha ragione Davide Brullo, che ha curato l’ultima edizione delle poesie di Scipione – Le stelle cadono accese, Raffaelli, 2017 – a scrivere che «l’opera scritta di Scipione è abbacinante, bacia chi è disposto a perdere ogni cognizione di sé. Va soppesata come un breviario, come si legge il libro della Sapienza, o Epitteto, o Pascal».
Andrea Caterini
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Gino Bonichi aka Scipione pittore e poeta