cctm collettivo culturale tuttomondo Robert Sabatier
di Robert Sabatier (Parigi, 1923 – Boulogne-Billancourt, 2012)
Avendo la prosa una lettera di troppo, la rosa scelse la poesia.
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de Robert Sabatier (Paris, 1923 – Boulogne-Billancourt, 2012)
La prose ayant une lettre de trop, la rose choisit la poésie.
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de Le livre de la déraison souriante, Albin Michel, 1991
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illustrazione: Giulia Rosa
Robert Sabatier (Parigi, 1923 – Boulogne-Billancourt, 2012) è uno degli scrittori contemporanei più importanti in Francia.
Romanziere (alcuni dei suoi romanzi sono stati adattati per il cinema e la televisione), poeta, saggista e critico letterario, è stato uno dei dieci membri della prestigiosissima “Accademia Goncourt”.
Tra i suoi moltissimi libri annovera anche una raccolta di aforismi dal titolo Le livre de la déraison souriante, edito dalla casa editrice Albin Michel.
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Le livre de la déraison souriante è stato pubblicato da Robert Sabatier all’età di 77 anni, nel 1991, testimoniando ancora una volta come il genere aforistico sia il genere letterario della maturità.
Nell’introduzione a Le livre de la déraison souriante Robert Sabatier afferma che “le frasi riunite in questo libro sono estratte dagli appunti che tengo da numerosi anni, talvolta anche dai miei libri. Le ho distribuite secondo dei temi, poi mi sono messo, come un piccolo cuciniere, a cuocere a fuoco lento, vale a dire a condensare un pensiero in poche parole”.
Dando ai suoi pensieri il nome di “fili d’erba”, “farfalle”, “vespe”, Sabatier scrive che essi non devono essere visti “come portatori di verità, ma piuttosto come specchi o riflettori: si può rifiutare un’idea, provare il suo contrario, rompere la trasparenza, marcare il disaccordo”.
Infine a proposito del titolo della raccolta (che in italiano si può tradurre con “Il libro della irragionevolezza sorridente”, ma si perde anche la densità di significato di deraison che ha un suono simile a “deragliare” e “derisione”), Robert Sabatier scrive che “ho voluto con un sorriso attenuare l’irragionevolezza del mio progetto”.
Avendo la prosa una lettera di troppo