collettivo culturale tuttomondo Pietro Ingrao (Italia)
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Per gli incolori
che non hanno canto
neppure il grido,
per chi solo transita
senza nemmeno raccontare il suo respiro,
per i dispersi nelle tane, nei meandri
dove non c’è segno, né nido,
per gli oscurati dal sole altrui,
per la polvere
di cui non si può dire la storia,
per i non nati mai
perché non furono riconosciuti,
per le parole perdute nell’ansia
per gli inni che nessuno canta
essendo solo desiderio spento,
per le grandi solitudini che si affollano
i sentieri persi
gli occhi chiusi
i reclusi nelle carceri d’ombra
per gli innominati,
i semplici deserti:
fiume senza bandiere senza sponde
eppure eterno fiume dell’esistere.
Pietro Ingrao
da L’alta febbre del fare, Mondadori, 1994
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foto: Fan Ho, fair use
Pietro Ingrao (Lenola, 1915 – Roma, 2015) è stato un politico, giornalista e partigiano italiano col dono della Poesia.
Il primo testo poetico di Ingrao risale al 1933, “Coro per la nascita d’una città” che l’anno successivo ottenne un ambito riconoscimento. Ingrao risultò infatti terzo, dopo Leonardo Sinisgalli e Attilio Bertolucci, stante il giudizio espresso, ai primi Littoriali della Cultura, da Giuseppe Ungaretti, Aldo Palazzeschi e Riccardo Bacchelli.
Di quel testo Eugenio Montale pare avesse apprezzato i versi finali: «Simile il mandorlo/a marzo è scorza aspra/e fiore d’argento».
Nel corso degli ultimi tre decenni della sua vita centenaria ha pubblicato tre raccolte di poesia: Il dubbio dei vincitori, nel 1986; L’alta febbre del fare, nel 1994; Variazioni serali, nel 2000, accolte dalla critica con singolare attenzione.
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collettivo culturale tuttomondo Pietro Ingrao