collettivo culturale tuttomondo Pablo Neruda poesie
Quante volte, amore, t’amai senza vederti e forse senza ricordo,
senza riconoscere il tuo sguardo, senza guardarti
Cuántas veces, amor, te amé sin verte y tal vez sin recuerdo,
sin reconocer tu mirada, sin mirarte
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Pablo Neruda
traduzione dal web
disegno: Egon Schiele, Donna distesa con giarrettiere rosse, 1913
Pablo Neruda, vero nome Neftali Ricardo Reyes, nacque a Parral, in Cile, il 12 luglio 1904 da una famiglia di modeste condizioni. Nel 1921 si trasferì a Santiago, dove compì gli studi universitari e dove pubblicò i primi versi con lo pseudonimo di Neruda, in omaggio allo scrittore praghese Jan Neruda, e ottenne già agli esordi molti consensi. Le sue prime raccolte di versi, Crepuscolario e Venti poesie d’amore e una canzone disperata, uscirono nel 1923 e 1924.
Dedicatosi alla carriera diplomatica, come console del Cile visse per alcuni anni in Oriente, esperienza che gli ispirò Residenza nella terra (1923-35).
Allo scoppio della Guerra civile spagnola (1936), anziché mantenersi neutrale, come diplomatico, si schierò con la Repubblica contro i franchisti e per questo venne destituito. La partecipazione alla guerra civile spagnola (1936-1939) segnò il passaggio alla poesia sociale e politica con la raccolta La Spagna nel cuore (1937).
Nel 1945 venne eletto senatore in Cile, ma tre anni dopo fu costretto, per la sua opposizione alla classe politica al potere in Cile, a rinunciare alla carica. Dovette lasciare il Paese e, durante il lungo esilio, fu anche in Italia, dove scrisse I versi del capitano (1952) e Le uve e il vento (1954).
Quando nel 1970 in Cile si instaurò il governo socialista di Salvador Allende, Pablo Neruda venne nominato ambasciatore in Francia.
Nel 1971 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura; poi già sofferente per una grave malattia, ritornò a Santiago, dove morì il 23 settembre 1973, pochi giorni dopo che il governo di Allende era stato rovesciato da un colpo di stato militare del generale Pinochet.
Nel 1974 uscirono le sue memorie, Confesso che ho vissuto.
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