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Michele Serra (Italia)

12/03/2022 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Michele Serra (Italia)

A sedici anni ero anarchico.

A sedici anni non si capisce niente. Non si sa come funziona il mondo.
Frequentavo un piccolo circolo a Porta Ticinese, nel cuore di Milano. Si chiamava Movimento Socialista Libertario. Era più lungo il nome che l’elenco degli iscritti. Eravamo quattro gatti. C’era un cortile, c’era un gommista e c’eravamo noi. Ora non c’è più niente, il vecchio caseggiato popolare è stato abbattuto, c’è un condominio moderno. Molto più bello.

A sedici anni pensavo che la guerra fosse un crimine dei governi, e dei generali, contro i popoli.
Cantavo “Il disertore” di Boris Vian:
Egregio presidente,
non voglio far la guerra,
non sono sulla terra
per ammazzar la gente.

A sedici anni pensavo che la guerra servisse solo a distruggere le città, a brutalizzare i bambini, a far vivere la gente come i topi e ad arricchire gli speculatori e i fabbricanti d’armi.

A sedici anni pensavo che il nazionalismo fosse un crimine contro la pace e contro la libertà. Pensavo che il concetto stesso di Nazione e la retorica della Patria sarebbero stati travolti, molto presto, dalla fratellanza tra i popoli. Pensavo che i popoli non fossero centinaia di tribù incazzate, ma una sola umanità.

A sedici anni pensavo che le frontiere non avessero senso. Cantavo le canzoni anarchiche di Pietro Gori
Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà.

A sedici anni pensavo che quelli come Putin, che mettono in galera gli oppositori, si chiamassero tiranni. Non c’è bisogno di aspettare che uno come Putin scateni una guerra, per sapere che è un tiranno.

A sedici anni se mi avessero detto che il Patto di Varsavia sarebbe scomparso nel nulla, avrei pensato: bene, adesso il mondo andrà verso il disarmo. Scomparso il nemico, comincia il tempo della pace. Saranno smantellati gli arsenali.

A sedici anni pensavo che i preti e i pope che benedicono i cannoni fossero criminali. E pensavo che i preti che maledicono la guerra, come fa Francesco, fossero mio padre e mio fratello.

A sedici anni cantavo La guerra di Piero di De André, la storia di un soldato che muore perché non vuole uccidere il soldato nemico che gli sta di fronte.

A sedici anni pensavo che fossero un crimine tutte le basi militari, i missili, le bombe, le mine, i carri armati. Pensavo che fossero criminali i fabbricanti di armi. Cantavo Bob Dylan, Masters of war:
Voi che costruite i cannoni
Voi che costruite gli aerei della morte
Voi che costruite le bombe
Voi che vi nascondete dietro i muri
Voi che vi nascondete dietro le scrivanie
Voglio solo che sappiate
Che posso vedere attraverso la vostra maschera

A sedici anni pensavo che bastasse cantare Bob Dylan e De André e imparare quattro accordi di chitarra per cambiare il mondo.
Pensavo che la pace fosse molto più forte della guerra. Avevo i capelli lunghi ed ero convinto che “fate l’amore non la guerra” non fosse uno slogan un po’ stupido, ma un vero e proprio programma politico.

A sedici anni non capivo niente e non sapevo niente. Ero ingenuo ed ero presuntuoso. Crescendo, come tutti, ho imparato a fare i conti con la vita, e con la realtà.
Ma ogni tanto mi viene il dubbio che, a sedici anni, io fossi molto migliore di adesso.

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Michele Serra

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