collettivo culturale tuttomondo Maxence Fermine (Francia)
– E’ bianca. Dunque è una poesia. Una poesia di una grande purezza.
– Congela la natura e la protegge. Dunque è una vernice. La più delicata vernice dell’inverno.
– Si trasforma continuamente. Dunque è una calligrafia. Ci sono diecimila modi per scrivere la parola neve.
– E’ sdrucciolevole. Dunque è una danza. Sulla neve ogni uomo può credersi funambolo.
– Si muta in acqua. Dunque è una musica. In primavera trasforma fiumi e torrenti in sinfonie di note bianche.
Maxence Fermine
da Neve, Bompiani, 1999
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– Elle est blanche . C’est donc une poésie. Une poésie d’une grande pureté.
– Elle fige la nature et la protège. C’est donc une peinture. La plus délicate peinture de l’hiver.
– Elle se transforme continuellement. C’est donc une calligraphie. Il y a dix mille manières d’écrire le mot neige.
– Elle est une surface glissante. C’est donc une danse. Sur la neige, tout homme peut se croire funambule.
– Elle se change en eau. C’est donc une musique.. Au printemps, elle change les rivières et les torrents en symphonies de notes blanches.
Maxence Fermine
extrait du Neige, Arléa, 1999
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opera: Erte, Sleeping Beauty, 1983
Maxence Fermine, Neve, Bompiani, 1999
Yuko ha diciassette anni e vuole vivere di poesia. Nonostante l’amarezza del padre, intraprende un nuovo percorso fatto di haiku e di neve, che lo porteranno ben presto ad affrontare una triste verità: la mancanza di colori nei suoi versi. Ma a porvi rimedio ci sarà il vecchio maestro Soseki che, nonostante la cecità per amore, gli dimostrerà come trasformare il bianco in una tavolozza di mille colori.
Ambientato nel lontano Giappone di fine Ottocento, Neve racconta di come un semplice ragazzo di buona famiglia abbia fatto della neve il suo percorso formativo.
Yuko scrive haiku (un componimento poetico fatto di tre versi di diciassette sillabe totali), la cui protagonista indiscussa è sempre la stessa, anche negli anni a venire: la neve. Nonostante la disapprovazione del padre monaco, Yuko osserva l’inverno ogni anno trasferendolo sulla carta, dando vita ai suoi preziosi haiku che ben presto attireranno non poca attenzione. Purtroppo, i suoi haiku hanno una crepa tra tanta bellezza: non hanno colore, parlano di un biancore incompleto che non è sufficiente a trasformarlo in un artista degno dell’Imperatore. Per Yuko la poesia è vitale e decide d’intraprendere un viaggio per completare la propria arte. Con lo zaino in spalla, il giovane poeta attraversa le Alpi giapponesi per arrivare al cospetto del vecchio maestro Saseki, un uomo dalla grande conoscenza che gli insegnerà cosa significa l’arte sotto ogni forma di sfumatura.
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Neve di Maxence Fermine è un piccolo romanzo dal tocco poetico. Nonostante la presentazione dei vari personaggi, lo scrittore sottolinea fin da subito che la vera regina della carta è la neve, da cui prende spunto per il titolo dell’opera stessa.
La neve è presente in ogni capitolo, viene continuamente descritta – a differenza degli altri personaggi – con caratteristiche che sembrano essere diverse, ma che infondo sono sempre le stesse. I personaggi scelti, lo stesso Yuko, fungono da contorno rispetto al fenomeno naturale che imbianca le montagne e nutre i versi del giovane poeta. La narrazione incanta, la lettura scorre con piacere e nonostante il retrogusto finale, riesce a impartire lezioni di vita che tutti noi del resto sappiamo, ma che spesso tendiamo a nascondere per non doverle affrontare. (by Leggere a Colori)