centro cultural tina modotti Lettere dalle case chiuse
Senatrice Merlin Angela
Sono una lettrice molto assidua di Crimen e oggi ho letto quello che dicono i signori Medici e il Signor Prete, d’accordo con Corbino, contro la chiusura delle case di tolleranza.
Certo questi signori si dovrebbero solo vergognare a scrivere nel giornale di tenere aperte le case.
Cosa vuole? Non ci sono mica le sue sorelle o pure gente che riguarda loro in questi ambienti sudici. Solo lei cara senatrice può capire la nostra vita e siamo sicure che lei non si farà giocare da nessuno.
Senatrice Merlin, lei è una grande donna e se farà chiudere le case noi le manderemo tante benedizioni che arrivano meglio di tutte le altre. Noi siamo proprio delle schiave! Venga specie proprio a N. che parlano tanto che è proprio il covo dei ruffiani e sfruttatori di carne umana. Stanno aperti dalle ore 10 fino alle una di notte senza un’ora di chiusura. Dobbiamo fare le corse perché dobbiamo guadagnare molti soldi e se facciamo dieci mila lire di incasso ecc. a loro gli vengono 6mila, a loro e 4 a noi e noi dalle 4 mila dobbiamo pagarsi il mangiare e tutto il resto. Poi loro dicono che sono pochi e non sono mai contenti.
Solo lei ci vuole per salvarci.Siamo carne da Maciello, Senatrice cara, non per noi che ormai ci siamo, ma per quelle che devono entrare. Quando una ragazza à 30 anni è già vecchia per dette case e loro vogliono quelle di 20 anni e se le trovano con lusinghe. Qui a N. ci sono dei Ruffiani che sarebbe meglio mandarli alla Ghigliottina e loro dicono che pagheranno e spenderanno perché le case non vengano chiuse, e infatti ànno fatto perfino delle riunioni, ànno pagato profumatamente perfino un avvocato che si ignora il nome perché facesse la propaganda contro la chiusura.
Immagini che sono venuti dei giornalisti a interrogarci e questo lo ànno fatto davanti alla padrona. Mi dica lei cosa potevamo rispondere di fronte alla ruffiana a rischio di perdersi il posto. E questo fino che sono aperti, noi davanti a loro signori ruffiani bisogna soccombere e fare il sorriso. Perché abbiamo bisogno di loro. Invece essendo chiusi allora noi abbiamo un’altra via perché non tutte sono inalfabete e la più parte di noi siamo tutte contente che lei chiuda e la rammentiamo sempre e diciamo: Abbiamo una grande donna che ci protegge e questo ci tiene su di morale e questa donna è la senatrice Merlin…
Qui a N. i Dottori mangiano. La visita bisogna contraccambiarla in fiaschi di olio e pacchetti di sigarette americane. Dunque vede cara signora quanta gente mangia col nostro sangue e per questo le dispiace che vengano chiuse dette case. Oltre a quello che noi le diciamo saprà già tante altre cose. La nostra raccomandazione: non si faccia giocare da nessuno, sia di proposito, come è stata fino dal principio e vedrà che tutto andrà bene. Nessuno è mai morto di fame e chi non è abituato a lavorare si abituerà. Il proverbio dice l’ozio è la madre di tutti i vizzi.Con fede e le raccomandiamo di non farsi giocare.
Auguri cara Senatrice e che Iddio la protegga.
Quattro ragazze
N., 26-11-948
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immagine: copertina del libro Lettere dalle case chiuse, Edizioni Avanti! , Collana del Gallo 1955
Rileggendo le molte lettere, la maggior parte non anonime, che ricevette Lina Merlin “dalle case chiuse” si spalanca una porta sulla realtà di miseria e di desolazione morale dell’Italia del dopoguerra che coinvolgeva alcune migliaia di donne e i loro figli in una sorta di ghetto sociale da cui era assai arduo uscire. Le lettere di consenso che riceve Lina Merlin offrono, in un lessico semplice e con drammatica chiarezza, argomenti assai convincenti. In questi scritti affiora non solo la volontà di non essere più oggetto di sfruttamento nei postriboli controllati dallo Stato, ma soprattutto la speranza di ritrovare una vita normale mettendosi alle spalle tutte le ignobili vessazioni burocratiche e le regole discriminatorie che impedivano l’esercizio dei più elementari diritti civili come il lavoro o il matrimonio con pubblici dipendenti.
Ma le curatrici del libro hanno pubblicato anche lettere contrarie alla soppressione delle “case chiuse”.
A parte quelle offensive o inutilmente polemiche contro la “moralista” Merlin, ve ne sono alcune che pongono questioni tutt’oggi aperte. Alcune donne rivendicano il diritto di svolgere la loro attività come una professione, altre esprimono forte preoccupazione sulle conseguenze dell’approvazione della legge in discussione e non credono che le cose possano cambiare, anzi temono un peggioramento delle loro condizioni. Queste ultime lettere oggi devono far riflettere. La Senatrice socialista, che fin da giovane fu a fianco di Giacomo Matteotti nella lotta antifascista, subì il confino, partecipò alla Resistenza e fu eletta all’Assemblea Costituente formulando l’articolo della Costituzione che garantì la parità tra uomo e donna. Con la sua proposta di legge, non si illudeva di abolire la prostituzione, ma voleva abolirne lo sfruttamento, a maggior ragione da parte dello Stato. Dal 1958 tutti i governi, di qualunque colore fossero, i Parlamenti e le forze politiche, hanno sempre assunto la linea della tacita tolleranza dello sfruttamento della prostituzione.
A quasi sessant’anni dall’entrata in vigore della legge, si può affermare che l’eredità del lavoro di Lina Merlin sia stata tradita. Le barriere burocratiche che imprigionavano le abitanti delle “case chiuse” sono state abbattute ma la lotta allo sfruttamento della prostituzione oggettivamente segna il passo. Naturalmente non stiamo parlando di chi sceglie liberamente di prostituirsi. Il fenomeno del lenocinio organizzato ha cambiato aspetto, ma la realtà è spesso di gran lunga peggiore del passato. Qualche sindaco ha pensato di porre rimedio attraverso sanzioni a carico dei “clienti”. Da sola questa misura toglierebbe le persone dalla strada ma non eliminerebbe lo sfruttamento. Al di là degli aspetti culturali e ambientali serve qualcosa che produca un impatto concreto nel perseguire tutti coloro che traggono illeciti benefici dal mercato del sesso. Ma questa è una decisione politica che richiederebbe l’impiego di risorse ed energie da parte delle istituzioni, se questo obiettivo è considerato una vera priorità. Sarebbe significativo che, a partire dalle associazioni impegnate sul fronte femminile che rivendicano la centralità della questione femminile o di “genere”, si avviasse un confronto per giungere a proposte concrete. Significherebbe raccogliere il testimone di Lina Merlin per dare continuità al suo impegno politico e civile.
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Walter Galbusera Presidente della fondazione Anna Kuliscioff – introduzione al reprint del volume edito dalle Edizioni Avanti! – Collana del Gallo 1955 – copertina Albe Steiner