collettivo culturale tuttomondo Leonard Cohen (Canada)
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Non ho mai detto a una donna che l’amavo e quando ho scritto le parole ‘amore mio’ non ho mai fatto in modo che significassero ‘ti amo’. L’amore offre una gran varietà di sentieri, come qualsiasi paesaggio. Ma non dedicarti a uno specifico amore. Il cuore va protetto, tenuto libero.
Leonard Cohen
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foto: Leonard Cohen – fair use
Leonard Norman Cohen (Montréal, 21 settembre 1934 – Los Angeles, 7 novembre 2016) è stato un cantautore, poeta, scrittore e compositore canadese.
Considerato uno dei più celebri, influenti e apprezzati cantautori, nelle sue opere Cohen esplora temi come la religione, l’isolamento, la depressione e la sessualità, ripiegando spesso sull’individuo. Vincitore di numerosi premi e onorificenze, è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Canadian Songwriters Hall of Fame e nella Canadian Music Hall of Fame. È inoltre stato insignito del titolo di Compagno dell’Ordine del Canada, la più alta onorificenza concessa dal Canada, e nel 2011 ricevette il Premio Principe delle Asturie per la letteratura (fonte Wikipedia)
«La mia reputazione di dongiovanni è stata uno scherzo che mi ha fatto ridere amaramente sulle diecimila notti che ho passato da solo», diceva Leonard Cohen prendendo in giro il mito da «ladies’ man», edificato relazione dopo relazione, amante dopo amante, lunga storia dopo una botta e via.
Pochi, però, in fondo, i grandi amori. Il primo probabilmente fu Marianne Ihlen, modella norvegese, incontrata a Oslo nel 60 e musa di «So long, Marianne», ma non solo. Per un decennio circa vissero insieme, bellissimi e disinibiti, coccolati dall’isola greca di Hydra come il simbolo di quegli anni in cui ancora si poteva tutto. Poi lui la salutò in canzone: «Arrivederci, Marianne, per noi è tempo di ricominciare… Il tuo corpo è a casa in ogni mare, ma com’è che hai dato tue notizie a ognuno quando dicevi ch’erano segreti riservati solo a me?». Nello scorso luglio, sapendola morente di leucemia, le aveva scritto rivolgendosi a un «amore infinito»: «Credo che ti seguirò presto. Ti sono così vicino che, se allungassi una mano alle tue spalle, potresti toccare la mia, sappilo. … Ci vediamo in fondo alla strada», scrisse alla donna che aveva voluto sul retro del suo secondo lp.
Nel 70 arrivò l’incontro con Suzanne Elrod, madre di Adam (che a 44 anni ha avuto dal padre l’incarico di produrre il suo disco d’addio «You want it darker»), e Lorca (nome ispirato al poeta spagnolo, lesbica, che ha fatto da madre surrogata per la figlia di Rufus Wainwright). Leonard non la sposò per paura, lei visse la relazione come «una ragnatela. Molto complicata». Non era lei, però, la «Suzanne» che viveva vicino al porto, nutriva i suoi stalloni a té e arance arrivate dalla Cina e si faceva toccava il corpo perfetto con la mente. Quella era Suzanne Verdal, ballerina che sembra non abbia mai giaciuto con il Nostro, anche se spiegava come «il suo sguardo fosse il più intimo dei contatti possibili, visceralissimo».
Negli Ottanta la storia che contò fu quella con Dominique Issermann, fotografa che diresse i videoclip di «Dance me to the end of love» e «First we take Manhattan». Tra alti e bassi i due restarono vicini a lungo, nel 2010 la francese era ancora fotografa ufficiale del tour. Nei Novanta fu il turno di Rebecca De Mornay, attrice e modella più giovane di Cohen di ben 25 anni. I due pensarono al matrimonio, la bionda coprodusse un disco capolavoro come «The future», ma poi, nel 93, Leonard decise di ritirarsi in un tempio buddhista fuori Los Angeles. Forte era anche la differenza di età con Anjani Thomas, assunta come corista del 1985 e poi al suo fianco nella vita privata come nei dischi («I’m your man», «The future» e «Dear heather», per non dire di «Blue alert», album della chanteuse di Honolulu con testi di Leonard).
by Federico Vacalebre
collettivo culturale tuttomondo Leonard Cohen (Canada)