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Julio Cortázar L’ acqua

03/01/2022 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Julio Cortázar L’ acqua

di Julio Cortázar (Argentina)

Basta conoscerla abbastanza per capire che l’acqua è stanca di essere un liquido.

Lo dimostra il fatto che appena si presenta l’opportunità si trasforma in ghiaccio o in vapore. Ma neanche cosí è soddisfatta, il vapore si perde in assurde divagazioni e il ghiaccio è goffo e grezzo, si sistema dove può e in genere serve solo a dare vivacità ai pinguini e al gin tonic.
Perciò l’acqua preferisce la delicata neve, che l’aiuta ad avverare la sua speranza piú segreta: quella di fissare la forma di tutto ciò che non è acqua, le case, i prati, le montagne, gli alberi.

Penso che potremmo aiutare la neve nella sua ciclica ma effimera battaglia, e scegliere, per fare ciò, un albero, un nero scheletro sulle cui numerose braccia scende a insediarsi la replica bianca e perfetta.
Non è facile, ma se in previsione di una nevicata segassimo il tronco in modo che l’albero si tenesse in piedi senza accorgersi di essere morto, come quel mandarino memorabilmente decapitato da un boia gentile, basterebbe aspettare che la neve replicasse l’albero in ogni suo dettaglio e quindi levarlo dal suo posto senza scuoterlo, con un lieve e perfetto spostamento.

Non credo che la forza di gravità riesca a far crollare il bianco castello di carte, tutto avverrebbe come una sospensione della volgarità e della routine, per un certo periodo di tempo un albero di neve sosterrebbe il sogno realizzato dell’acqua. Forse sarà un uccello a distruggerlo, o il primo sole del mattino lo spingerà verso il nulla con il suo tiepido dito.

Sono esperienze che bisognerebbe tentare per far contenta l’acqua, cosí che torni a riempirci le brocche e i bicchieri con quella debordante allegria che per ora riserva solo ai bambini e ai passerotti.

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de Julio Cortázar (Argentina)

Basta conocerla un poco para comprender que el agua está cansada de ser un líquido.

La prueba es que apenas se le presenta la oportunidad se convierte en hielo o en vapor, pero tampoco eso la satisface; el vapor se pierde en absurdas divagaciones y el hielo es torpe y tosco, se planta donde puede y en general sólo sirve para dar vivacidad a los pingüinos y a los gin and tonic.
Por eso el agua elige delicadamente la nieve, que la alienta en su más secreta esperanza, la de fijar para sí misma las formas de todo lo que no es agua, las casas, los prados, las montañas, los árboles.

Pienso que deberíamos ayudar a la nieve en su reiterada pero efímera batalla, y que para eso habría que escoger un árbol nevado, un negro esqueleto sobre cuyos brazos incontables baja a establecerse la blanca réplica perfecta.
No es fácil, pero si en previsión de la nevada aserráramos el tronco de manera que el árbol se mantuviera en pie sin saber que ya está muerto, como el mandarín memorablemente decapitado por un verdugo sutil, bastaría esperar a que la nieve repitiera el árbol en todos sus detalles y entonces retirarlo a un lado sin la menor sacudida, en un leve y perfecto desplazamiento.

No creo que la gravedad deshiciera el albo castillo de naipes, todo ocurriría como en una suspensión de lo vulgar y lo rutinario; en un tiempo indefinible, un árbol de nieve sostendría el realizado sueño del agua. Quizá le tocara a un pájaro destruirlo, o el primer sol de la mañana lo empujara hacia la nada con un dedo tibio.

Son experiencias que habría que intentar para que el agua esté contenta y vuelva a llenarnos jarras y vasos con esa resoplante alegría que por ahora sólo guarda para los niños y los gorriones.

 

traduzione dal web

Photo by Filip Bunkens on Unsplash

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