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“… che profumo usi? E ridendo le disse:
– nessuno, nessuno! Ti amo e sono giovane, profumo di primavera…”
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“…¿Qué perfume usas? Y riendo le dije:
-¡Ninguno, ninguno! Te amo y soy joven, huelo a primavera…”
Juana de Ibarbourou
opera di Jean-Honoré Fragonard, Les amants heureux, 1771
Juana de Ibarbourou (Melo, 1895 – Montevideo, 1979) è stata una poetessa e scrittrice uruguaiana.
Già nella prima raccolta di versi intitolata Las lenguas de diamante (1918), così come nella prosa El cántaro fresco (1920), nell’autobiografia Chico Carlo (1944), nell’opera teatrale Los sueños de Natacha (1945), la Ibarbourou si caratterizzò per una diffusa sensualità, una grande sensibilità, gioia, ottimismo e per elementi modernisti, simbolisti, [3], elegiaci, grazie ai quali trattò del mondo della natura, della società e del popolo americano, attingendo a piene mani dalla mitologia.
Nel corso della sua carriera, la Ibarbourou si avvicinò ai movimenti di avanguardia e surrealisti, oltreché alla spiritualità presente nelle opere San Francesco de Asís (1935), Estampasa de la Biblia (1934), Loores de Nuestra Señora (1934), nelle quali l’amore, la misericordia, la speranza, la fede religiosa cristiana trascendono il dolore e la delusione della vita quotidiana. In questo periodo creativo, la Ibarbourou preferì scrivere le sue liriche passando dal rispetto della metrica ad un verso maggiormente libero.
La Ibarbourou ottenne vari incarichi importanti, tra i quali, nel 1950, la presidenza della Sociedad Uruguaya de Escritores e la partecipazione all’Accademia Nazionale delle Lettere uruguaiana