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Juan Gelman La poesia

06/03/2017 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Juan Gelman la poesia

di Juan Gelman (Argentina)

La poesia non chiede da mangiare. Mangia
i poveri piatti che
gente senza vergogna o pudore
le serve a notte fonda.
La parola divina non esiste più. Cosa può
fare la poesia, se non
accontentarsi di quello che le danno?
Più tardi ululerà laggiù
senza risposta, sarà
un altro cane sperduto
nella città impietosa.
_
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de Juan Gelman (Argentina)

El poema no pide de comer. Come
los pobres platos que
gente sin vergüenza o pudor
le sirve en medio de la noche.
La palabra divina ya no existe. ¿Qué puede
hacer el poema, sino
contentarse con lo que le dan?
Después aullará por ahí
sin respuesta, será
otro perro perdido
en la ciudad impiadosa.

_

traduzione dal web

illustrazione: Causway by Elizabeth Magill

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Juan Gelman (Buenos Aires, 1930 – Città del Messico, 2014) è stato un poeta, scrittore e giornalista argentino.

Padre di Marcelo, suocero di Maria Claudia, rapiti a venti anni dai sicari della dittatura argentina e mai più tornati dai campi di prigionia segreti, i luoghi del tormento che cancellarono una intera generazione. Nonno, infine, di una bambina nata in carcere e della quale si perde ogni traccia.

Per anni quest’uomo mite e sapiente, nato a Buenos Aires da una coppia di immigrati ebrei ucraini, si dedica a una implacabile ricerca: interroga e si interroga senza riposo, scrive lettere, raccoglie firme, denuncia aguzzini mascherati, militari in alta uniforme e protettori politici. Per anni, dopo la fine della dittatura, ragiona di amore e di dolore. Il dolore – scrive – non si dimentica di me.

Nel 1990 arriva al capolinea questa ricerca che coincide con la vita: vengono identificati i resti del figlio Marcelo, ucciso con un colpo alla nuca e sepolto in un bidone riempito di sabbia e cemento. Dieci anni dopo il cerchio si chiude: Gelman ritrova la nipote scomparsa, nata nel campo di prigionia El jardin, tolta alla madre, resa orfana e venduta a una famiglia di Montevideo. La bambina, ora ragazza, è identificata con un numero e la sua storia come altre mille descrive la mostruosità estrema della dittatura: la donna prigioniera viene tenuta in vita fino al parto, dopo la nascita si uccide la madre e si affida il neonato senza nome a famiglie di militari o complici del regime.

A smascherare questo orrore il poeta dedica gli ultimi anni della sua vita. E non è solo, perché in questa missione lo accompagnano le Abuelas de Plaza de Mayo e soprattutto Macarena Gelman, la nipote ritrovata.

 

collettivo culturale tuttomondo Juan Gelman la poesia

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