collettivo culturale tuttomondo Italo Calvino da Gli amori difficili
Mi accorgo che correndo verso Y ciò che desidero non è trovare Y al termine della mia corsa: voglio che sia Y a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno, cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me.
Italo Calvino
da Gli amori difficili
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Era il 1970 quando Einaudi pubblicava con il titolo Gli amori difficili tredici racconti di Italo Calvino, le cosiddette “avventure”, affiancate in coda al volume da due racconti lunghi, La nuvola di smog e La formica argentina.
A oltre cinquant’anni dall’uscita la raccolta, che ha una travagliata e complessa storia editoriale alle spalle, non smette di interrogare il lettore ponendo al centro delle narrazioni quelli che lo stesso autore definisce “silenzi”: amori irrisolti, relazioni che non si incontrano, dubbi, svelamenti e un certo sentimento di incomunicabilità che sembra poter raccontare da vicino la nostra quotidianità. L’incomunicabilità è infatti il fulcro di questa collezione di amori problematici, di relazioni difficili.
E se per difficile intendiamo l’intero ventaglio dei sinonimi, da complesso a faticoso, da esigente a oscuro e impegnativo, o che richiede sforzo, ben comprendiamo come la nozione sia in realtà un ombrello sotto il quale collocare tante delle relazioni tipiche del nuovo millennio, da quelle personali a quelle, più metaforiche, che hanno a che fare con i poli di una comunicazione sempre più sfaccettata, sovrabbondante e per questo, appunto, difficile.
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Storie di coppie che non si incontrano: è questa, sembra suggerire Calvino stesso, l’essenza degli amori difficili. “Forse il titolo che meglio potrebbe definire ciò che questi racconti hanno in comune sarebbe Amore e assenza”, scrive ancora nell’introduzione l’autore
collettivo culturale tuttomondo Italo Calvino da Gli amori difficili