centro cultural tina modotti Giuseppe Pellizza da Volpedo (Italia)
Giuseppe Pellizza da Volpedo (Volpedo, 28 de julio de 1868 – ibídem, 14 de junio de 1907) fue un pintor italiano, siempre fiel a la búsqueda del realismo social.
En su obra cultivó las temáticas políticas y sociales y dignificó la figura de ese primer proletariado de la Revolución Industrial.
Se inició pronto en los rudimentos del dibujo, y de niño muestra una marcada propensión a dibujar, a copiar imágenes de personajes y dibujos animados ilustrados en los periódicos de la casa.
Por ello ingresa poco después en la Academia de arte de Milán y después en Roma y Florencia. Ahí se decepciona un poco del poco rigor del ambiente académico, pero estudia a los grandes clásicos del arte italiano, especialmente del Renacimiento.
Decide hacer un «arte para la humanidad» frente al concepto de «arte para el arte» y adopta una temática política y social, además de algún que otro paisaje realista.
Pellizza da Volpedo se suicidó a los treinta y nueve años de edad tras la muerte de su hijo y su esposa y la pérdida de la pequeña fortuna familiar.
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Giuseppe Pellizza da Volpedo (Volpedo, 28 luglio 1868 – Volpedo, 14 giugno 1907) è stato un pittore italiano.
Dopo gli studi tecnici compiuti a Castelnuovo Scrivia, dal 1884 al 1886 frequenta l’ Accademia di Brera. A Roma, nel 1887, si iscrive brevemente all’Accademia di San Luca, per poi trasferirsi a Firenze nel 1888 e frequentare la locale Accademia di Belle Arti.
Qui entra in contatto con l’ambiente macchiaiolo e si volge alla pittura di paesaggio, seguendo i corsi di Giovanni Fattori e stringendo amicizia con il compagno Plinio Nomellini.
Nel 1889 è a Parigi per assistere all’Exposition Universelle. Nel 1891 espone alla Triennale di Brera, nel 1892 alle Promotrici di Torino, Firenze e Genova, ottenendo buoni successi.
In Liguria incontra nuovamente Nomellini, che lo indirizza alla pittura divisionista, già chiaramente visibile nelle opere presentate alla Triennale di Brera del 1894.
Grazie all’amicizia instaurata a quelle date con Angelo Morbelli, approfondisce la conoscenza della tecnica della scomposizione cromatica attraverso i più importanti testi italiani e stranieri in materia di teoria del colore, nutrendo al contempo, con la lettura di Engels e Marx, le già spiccate propensioni socialiste che lo condurranno a dipingere Quarto Stato, il suo quadro più celebre.
Nel 1900 è ancora a Parigi, dove all’Exposition Universelle ammira le recenti evoluzioni del paesaggismo.
Abbandonati i temi sociali per un rinnovato confronto con la natura, Pellizza prosegue con fervore la sua attività espositiva in Italia e all’estero fino al 1907, quando, a seguito di una serie di lutti familiari compie un gesto estremo, impiccandosi nel suo studio di Volpedo.
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opera: Giuseppe Pellizza da Volpedo, Mammine, 1892 – collezione privata
Il dipinto riassume in modo emblematico lo studio dal vero sulla natura, sul lavoro e sull’uomo, condotto dal pittore nel periodo di intensa e puntuale formazione degli anni giovanili.
Ispirato ad un soggetto di genere di quotidiana vita campestre, rappresenta un prato scintillante sotto la luce viva del sole, su cui si stagliano nette le figure di ragazzine con bambini, in vibranti controluce.
Anche lo sfondo, in articolata struttura spaziale segnata dai tronchi d’albero, e la chiusura del campo con un alto muretto nella parte destra riconducono ai molti bozzetti dal vero fatti nei dintorni di casa Pellizza nel corso del 1890-91.
Lo sfondo è occupato da episodi di lavori campestri; in primo piano domina la scena, certo di genere ma immune da qualsiasi bozzettismo, delle fanciulle che fanno da mamma ai fratellini, disposte secondo una composizione piramidale.
L’apparente semplicità del tema lascia il posto ad una sapiente costruzione dell’immagine, tanto da far guadagnare al pittore i primi riconoscimenti importanti: la medaglia d’oro e il plauso della critica all’esposizione italo-americana di Genova del 1892.
Venduta in Russia nel 1898, la tela ricompare in un’asta londinese del 1980.