cctm collettivo culturale tuttomondo Giuliana Dal Pozzo (Italia)
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Sono una sposina molto giovane, ho solo diciotto anni. Leggendo i giornali femminili sono rimasta a volte piuttosto sorpresa e preoccupata. Infatti dicono che una donna emancipata non deve portare il caffè a letto marito, non deve fargli trovare le pantofole pronte, e altro. Ora voglio tanto bene a mio marito. Lui fa una vita molto dura fuori di casa (è bracciante) e quando torna e lo vedo stravolto dal sole e dalla fatica, mi sento stringere il cuore. E’ vero, anch’io sono stanca, mi fa male la testa perché faccio il lavoro a domicilio, mentre della casa e delle bestie se ne occupano le altre donne di casa. Allora io cerco di fargli trovare l’acqua pronta per lavarsi, i vestiti puliti e di aiutarlo come posso, perché proprio lo sento di farlo. Allora faccio male? Allora non sono una donna emancipata? Ma anche lui mi aiuta.
Rosina B.
1959
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Sei la più simpatica e tenera sposina che io conosca.
E chi ha detto che non sei emancipata? Su quali giornali hai letto che per essere delle donne moderne bisogna vincere il marito a lotta libera e tirargli in testa un piatto appena rincasa? Certamente su dei giornali che all’emancipazione —quella vera —non credono affatto e cercano, interessatamente, di confondere le acque, di mettere idee sbagliate in testa alla gente e in definitiva di rendere insopportabile questa parola «emancipazione». Continua pure, cara, a avere verso il tuo compagno, di cui comprendi la fatica, quelle dolci premure che hai. Il tuo matrimonio la tua vita di donna non possono che guadagnarne tanto più che tali premute, sono reciproche.
Un unico avvertimento: che premure e interessamento non vengano mai pretesi arrogantemente e unilateralmente come diritti.
Giuliana Dal Pozzo
Parliamone Insieme, rivista Noi Donne 1959
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