cctm collettivo culturale tuttomondo Giovanni Raboni La vita
La vita è questa cosa, la cosa in cui si sta, in cui non si può non continuare a stare anche quando teoricamente la vita finisce
Giovanni Raboni
in Corriere della Sera, 18 ottobre 2005
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foto: Emre Cebeci – fair use
Giovanni Raboni (Milano, 1932 – Fontanellato, 2004) è stato un poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano.
Nel solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima raccolta (Le case della Vetra, 1966) una poetica d’intonazione civile ma anche esistenziale. La sua ricerca stilistica proseguì poi con Cadenza d’inganno (1975), Il più freddo anno di grazia (1977), Nel grave sogno (1982), Canzonette mortali (1986), Versi guerrieri e amorosi (1990), Ogni terzo pensiero (1994), passando dalla molteplicità di versi regolari, camuffati in libere sequenze, alla struttura chiusa del sonetto, sempre prediligendo un tono sommesso, con cadenze piane e quotidiane. Ricostruì il proprio percorso nella silloge A tanto caro sangue. Poesie 1953-1987 (1988).
Autore di saggi (Poesia degli anni Sessanta, 1976; Quaderno in prosa, 1981; I bei tempi dei brutti libri, 1988) e di prose narrative (La fossa di Cherubino, 1980), attivo nell’editoria e nel giornalismo (critico teatrale del Corriere della sera dal 1987), R. svolse anche un’importante attività di traduttore (da Baudelaire, Mallarmé, Flaubert, Apollinaire, ecc.); di particolare rilievo la sua traduzione dell’opera di M. Proust, Alla ricerca del tempo perduto (4 voll., 1983-93). Negli ultimi anni pubblicò le raccolte Quare tristis (1998) e Barlumi di storia (2002). Nel 2002 gli fu assegnato il premio Moravia.
Nel 2009 è uscito postumo Il libro del giorno 1998-2003, raccolta delle sue recensioni letterarie. (fonte Treccani)
Giovanni Raboni è stato uno scrittore poliedrico, che ha nutrito la sua vita di letteratura e che alla letteratura ha dedicato la vita, non solo attraverso la vasta produzione poetica, ma soprattutto rappresentando il ruolo di un intellettuale mai chiuso in se stesso e nelle proprie convinzioni, ma costantemente alla ricerca di nuove forme possibili di espressione, che fossero in grado di riprodurre la molteplicità del reale.
Perché per Raboni la letteratura non è un valore che si esaurisce in se stesso, escludendo la realtà, ma anzi deve essere in grado di compromettersi con il mondo, di raccontarne i gli oggetti, che non sono più gli ideali e i simboli della poesia classica, ma quelli dell’esistenza quotidiana, colti nella loro essenzialità e nel loro essere correlativi-oggetivi della voce poetica. (by Chiara Pieri)
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