centro cultural tina modotti Gianni Bandinelli
Suggerimenti non richiesti di Gianni Bandinelli
Il motivo per cui ho ripreso a nuotare è abbastanza curioso. Lo spunto me lo fornì involontariamente il mio dentista, durante una seduta.
È una settimana che penso a questo molare. Ormai quello che prima era solo un fastidio è divenuto dolore. Entro nello studio dentistico sorridente, quasi spavaldo.
Il dentista mi chiede cosa provo ed io minimizzo. Lui ordina una radiografia.
Adesso sono disteso, e mi accorgo che la spavalderia iniziale ha lasciato il posto alla preoccupazione. Lui esamina in silenzio la lastra che sta appesa alla lavagna luminosa. Chiedo delucidazioni. Lui rimane sul vago poi arma una siringa e non è un buon segno. Durante questa operazione usa la sua consueta tecnica di rilassamento.
Mi chiede, per l’ennesima volta, quali siano le mie attività sportive.
Gli ricordo che vado a scalare e che faccio immersioni subacquee.
Si rivolge all’assistente e mentre inietta l’anestetico, ironico, le ricorda che ci vuole coraggio a fare certe attività. Lei accenna un sorriso. Inizia il lavoro e, dato che la carie è abbastanza profonda, continua il suo monologo. Sostiene, riguardo questi sport, che, oltre ad essere pericolosi, hanno un interessante denominatore comune: si sviluppano su una dimensione dello spazio verticale. La subacquea negativa, l’arrampicata positiva.
Poi mi chiede: “Non ci avevi mai pensato?”.
Timidamente faccio cenno di no con il dito della mano destra.
Ho in bocca un cannello aspiratore che certo non facilita la conversazione. Incurante delle mie difficoltà nell’esprimermi e dei miei gesti che avrebbero dovuto essere interpretati come una supplichevole richiesta di ulteriore anestesia, prosegue intimandomi di star fermo perché è abbastanza vicino al nervo. Poi nota quanto, questi sport, differiscano con le abitudini della maggior parte delle persone che solitamente, svolgono le loro attività su un piano. Vivere in orizzontale ha indiscutibili vantaggi: puoi guardare le persone negli occhi, lavorare, fare cose più piacevoli. Per una risposta sensata dovrei dimenticare, l’ansia, il trapano, il dolore, togliermi di bocca l’aspiratore e in più, ma non ultima, trovare la voglia di farlo.
Opto per la decisione più ragionevole, quella che in molte occasioni mi ha sempre aiutato, scelgo di rimandare.
Finalmente termina le sue trivellazioni.
Mi avvio all’uscita, per un attimo intravedo la mia faccia in uno specchio, sembro un naufrago ripescato in mare. Il medico ricompare da una porta di servizio. Mi chiede cosa ne penso. Rispondo che è tutto ok, avverto solo un leggero fastidio alla gengiva. Lui scuote bonariamente la testa. Non si riferiva al dente ma alle mie attività.
Faccio finta di non capire. Lui si dilunga nuovamente sugli assi cartesiani e le geometrie della vita.
Sembra un fiume in piena che tracima su aree non sue. L’ansia non mi è ancora svanita ma adesso quello che più mi infastidisce, è come sia riuscito a scoprire un ulteriore nervo che stava ben nascosto.
Non riguarda lo sport ma un qualcosa che ha a che fare con stati emotivi che solitamente cerco di camuffare agli altri e, in molti casi perfino a me stesso. Nonostante sia lui che la segretaria siano in attesa di mia una replica sensata, dalla mia bocca intorpidita, esce qualcosa di incomprensibile, per via dell’anestesia.
Segue un breve silenzio, lui si toglie camice e contemporaneamente, ripone anche gli abiti da psicologo.
Finalmente fuori, cammino fra la folla del centro. Mi sento felicemente stupido per essermi liberato dall’ansia e da quel ficcanaso. Successivamente mi rendo conto di percepire poca sensibilità al labbro, ma in compenso di avere qualche perplessità in più.
È per questo che ho iniziato a nuotare. Perché è orizzontale.
_
opera: Michael Childers, Hockney Swimmer (1978)