cctm collettivo culturale tuttomondo Gaio Valerio Catullo Dammi mille baci
Dammi mille baci e poi cento,
e poi altri mille e altri cento,
e poi ancora una volta mille, e poi cento.
E quando saremo arrivati
a molte migliaia,
li mescoleremo tutti per non sapere il conto
o perché qualcuno maligno
non provi invidia per noi
sapendo il numero esatto dei baci.
Da mihi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut nequis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum
Gaio Valerio Catullo
Carme V da Catullo, Poesie, Giunti, 2007
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foto: Robert Doisneau- fair use
Gaio Valerio Catullo (Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.) è stato un poeta romano.
Le sue liriche d’amore, raccolte nel “Catulli Veronensis Liber”, rappresentano il primo esempio di letteratura latina in grado di esprimere l’intensità delle passioni amorose sul modello ellenistico della poesia di Saffo, Callimaco e degli Alessandrini.
A Roma, entra presto in contatto con il circolo intellettuale e poetico costituitosi attorno a Quinto Lutazio Catulo e dei “poeti nuovi”, esponenti di un nuovo gusto e di una nuova sensibilità rispetto a valori e modelli della tradizione romana. La vicenda centrale nell’opera di Catullo è la sua relazione con una donna, che nei suoi versi ha il nome di Lesbia e dietro cui si cela Clodia, sorella del tribuno Clodio, nemico di Cicerone, e moglie di Quinto Cecilio Metello Celere. Lesbia è una donna ricca, colta, piena di fascino, amante della vita mondana, e spregiudicata: ha molti amanti, tra cui Catullo stesso, che è vinto da questo amore quasi totalizzante. Lesbia, è del resto uno pseudonimo letterario: fa riferimento all’isola di Lesbo in cui viveva la poetessa dell’amore, Saffo.
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