collettivo culturale tuttomondo Francesco Paolo Ettari (Napoli, 1978)
C’è chi ti legge come un libro aperto,
chi ti chiude come un libro letto,
chi ti scrive come un libro bianco,
chi ha perso il segnalibro,
chi voleva leggerti ma le emozioni non erano in saldo,
chi ti ha sfogliato e riposto sullo scaffale,
chi ti ha portato a casa e messo in libreria.
Può capitare nella vita che qualcuno ti
legga sul serio, dalla copertina all’ultima
pagina, portandoti con sé come il dono
più prezioso.
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Francesco Paolo Ettari
da Trafficante di pensieri, 2012
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fotocollage: Robin Isely – fair use
Le emozioni hanno tanti canali d’espressione, possiamo urlarle, gesticolarle, comunicarle con uno sguardo o un sorriso, condividerle e tanto altro. Avendo l’abitudine di trascrivere le mie emozioni ed i miei pensieri, disegnando entrambi sotto forma di parole, mi sono chiesto spesso se chi si ritrova a leggerle può specchiarsi in esse, percepirle, ascoltarle e, perché no, prenderne spunto per soffermarsi su qualcosa di diverso dal solito tran tran quotidiano che ci rende sempre più venditori di noi stessi e sempre meno ascoltatori di ciò che proviamo.
Di proposito il libro non è suddiviso in capitoli, non ha un indice o una sequenza di lettura; che senso avrebbe parlare di “getto” ed essere letti in “catalogo”?
Questo testo va aperto e letto, in qualunque momento della giornata e dove capita, senza troppe motivazioni se non quella di tuffarsi nella percezione, a volte malinconica e struggente, a volte ilare e sorridente di chi ha scritto. Il contrario equivarrebbe ad esporre il mio punto di vista in merito a ciò che provo e non ciò che provo. Credo che gustarlo a piccoli sorsi, giorno per giorno, sia il modo migliore per “ascoltare” il nero su bianco. Capita anche a me di riprendere in mano i miei scritti e sfogliarli a caso ed è costantemente un’emozione nuova suddivisa tra il ricordo di ciò che provavo magari due anni fa e ciò che ho scritto ieri, come specchiarsi nel tempo dando una collocazione spazio-temporale al nostro vissuto emotivo senza andare alla disperata ricerca dei perché, semplicemente… ascoltando! Il termine che per me ha più valore in assoluto nel linguaggio delle emozioni è “condivisione”, superiore anche al nome di un sentimento. Dunque, mi sono detto: “vediamo quanto ciò che scrivo si lascia condividere, vediamo se è capace di trasmettere ciò che io trasmettevo ad un foglio bianco. Avviso ai gentili lettori: presenti bruschi sbalzi tra forte razionalità e profonda emotività, non adatto a deboli di cuore e di umore… e forse questa caratteristica dei miei scritti aiuta a leggermi. Ed eccomi qui…
Francesco Paolo Ettari introduzione a Trafficante di pensieri, 2012
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