centro cultural tina modotti Francesca Pachetti (Italia)
– “E allora vai”
– “Avrò paura?”
– “Sì.”
– “Poca o tanta?”
– “Tantissima.”
– “A destra o a sinistra?”
– “Se puoi non schierarti mai, resta al centro…Del tuo cuore.”
– “E se arriva il lupo?”
– “Il lupo arriva, ma anche il gatto, il cane, l’orso, le acciughe, il vento, il sole, la neve. Amore mio, arriverà tutto, non posso ometterti niente.”
– “E se mi perdo?”
– “Che ti perdi non è un forse, ma una certezza; quindi quando ti perdi chiedi informazioni.”
– “A chi?”
– “Ecco, a chi. Se dovesse succedere prima di aver imparato a riconoscere tutte le erbe spontanee, i fiori e gli alberi, aspetta, non chiedere a nessuno, perchè poi può succedere che scambi ciliege per bacche velenose.
Aspetta, impara i prati i boschi e soprattutto i venti, poi, se ancora sarai perduta, saprai da sola a chi rivolgerti…”
– “Morirò?”
– “Sì.”
– “Aiuto!”
– “Rinascerai tante volte, la morte si dimentica, prima o poi.”
– “Eh, prima o poi, ma il tempo è contato.”
– “No, il tempo è contatto, è toccare tutto, provarci almeno, tutte le parti.”
– “Mi risolverò?”
– “Non sei un rebus, sei un puzzle senza pezzi mancanti. Imparerai a metterli insieme, dal verso e con lo sguardo giusto”
– “Promettimelo..”
– “Di più, te lo giuro!”
– “Incontrerò l’amore?”
– “Te lo auguro, ma attenta a chi ti vuole spogliare, fermati piuttosto da chi ti vuole sfogliare…
Perchè l’amore, per me, assomiglia molto a qualcuno che ti tiene la fronte mentre tu, vomiti i giorni più duri.”
– “Allora vado?”
– “Si. Allora vai.”
Francesca Pachetti da La Raccontadina. Racconti a passo di vanga, ed. Pentagora, 2019
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Photo by Daniel Gonzalez on Unsplash
Francesca Pachetti da La Raccontadina. Racconti a passo di vanga, ed. Pentagora, 2019
“I numeri non li capisco e neanche le misure. So che in una cassetta alta di legno ci stanno dodici chili di patate, in una bassa otto. Se il secchio rosso lo faccio pieno, di pomodori ce ne stanno sette chili, all’incirca, se lo faccio a metà, quattro, più o meno. ‘Quanto le fa al chilo le zucche?’ Io non lo so quanto le faccio le zucche al chilo. Una piccola tre euro, quella media cinque, grande dieci. Questa è la mia misura. Non vendo a peso, vendo a buon senso, a cuore, a occhio, talvolta a circostanza, a baratto, a regalo. Se il catino azzurro è pieno fino all’orlo ha piovuto molto, è stato temporale. Se è asciutto e non conta neanche una goccia avanzata, è molto che non piove. La febbre la misuro in brividi, in brividi e coperte. Una coperta, 37,5 gradi; due, sale verso i 38; due più le ginocchia al petto si superano i 38; due più le ginocchia al petto e la conta di tutte le mie persone, è febbre altissima: bisogna cercare riparo. Non sono alternativa, sono nata contadina.” Francesca Pachetti