centro cultural tina modotti Che pazzia
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Che pazzia. Che è parola vibrazionale.
Che intensità vibrazionale.
Che varietà di suono, di colore.
Che parola dalle miriadi di interpretazioni.
Che parola misteriosa, segreta, inaccessibile per le verità logiche e ragionate. Inaccessibile a tutte le verità. Inaccessibile al pazzo. Inesistente per il pazzo. Inesistente è anche il pazzo.
Che dimensione limbo.
Che dimensione inesistente.
Che quindi il mio parlare non sente il caldo piacevole del flash dovuto alla entrata della nuova verità nel mio essere. Dovuto alla reazione del mio essere alla nuova verità.
Che ho 19 anni terrestri. Che mi sento di creare fatti dalle scosse sensoriali rivoluzionarie sconvolgenti. Che mi sento capace di poter creare un viso, due occhi infuocati di gioia, di felicità, di amore per l’essere quello che sei.
Che ho 19 anni terrestri ed ho tanta voglia di gettare il mio amore, il mio profondo amore, il mio spassionato amore, per tutto ciò che mi circonda, che fa parte di me, che è me, che con me agisce su questa palla di terra che bighellonamente gironzola per un rione dello spazio.
(…)
Que locura. Que es palabra vibracional.
Que intensidad vibracional.
Que variedad de sonido, de color.
Que palabra de miríadas de interpretaciones.
Que palabra misteriosa, secreta, inaccesible para la verdad lógica y razonada. Inaccesible a todas las verdades. Inaccesible a la locura. Inexistente para el loco, inexistente también es el loco.
Que dimensión limbo.
Que dimensión inexistente.
Que por eso mi hablar inexistente, que acaso hablo de ello porque mi ser no siente el calor placentero del flash debido a la entrada de la nueva verdad en mí. Debido a la relación de mi ser con la nueva verdad.
Que tengo 19 años terrestres.
Que me siento creador de hechos con las sacudidas sensoriales revolucionarias,
trastornadoras.
Que me siento capaz de crear un rostro, dos ojos encendidos de alegría. De felicidad por ser lo que eres. Pues tengo 19 años terrestres y tengo tantas ganas de sacar mi amor, mi insondable amor, mi apasionado amor, mi profundo amor para todo lo que me rodea, que es parte de mí, que está en mí, que procede conmigo sobre esta bola de tierra que vagamente haraganea por un barrio del espacio.
Eros Alesi
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foto: Eros Alesi con Gunilla Unger, 1967
Eros Alesi (Ciampino Marino, 1951 – Roma, 1971) è stato un poeta italiano, morto suicida a soli 20 anni.
“Eros Alesi è stato uno dei miei eroi giovanili.
Alla fine degli anni ‘70, in una fase adolescenziale tirata un po’ per le lunghe, Eros mi appariva come un angelo maledetto.
In una società borghese tutta tesa al consumo di cose e attaccata a valori che tali non erano ma solo apparenze, le poesie di Eros erano un urlo, un “pianto ininterrotto”.
Il suo malessere, la sua tragedia erano una prova delle mie convinzioni. Questa poesie e le poche altre furono scritte nei primi anni’70; lui mori nel ’71 e nel modo più logico. lo invece sono invecchiato, sono diventato educatore e padre.
Trovandomi ben schierato da una parte ho dovuto fare i conti con tante convinzioni di allora, che non se ne erano mai andate, a volte in aperta contraddizìone con i compiti che mi spettavano. Non è facile mettere in discussione certe convinzioni, magari affondate in parti profondissime di te.
La fortuna di chi educa (come padre, come insegnante, come operatore sociale) è proprio quella di doversi rimettere in discussione, di non poter rinunciare a questa fatica, a questo privilegio.
Chi rinuncia a ciò, chi rinuncia al cambiamento si ferma. Si ferma. E dopo parecchi cambiamenti, quello che osservo, rileggendo Mamma Morfina, è la sua mancanza di speranza, di prospettive, la sua solitudine. La ribellione di Eros passa in secondo piano, mi interessa di meno.
Tuttora le nostre città trasudano di ragazzi senza prospettive, giovani il cui primo problema è la noia; mi piacerebbe leggere allora le loro parole, se ne scrivono, le loro poesie.
In loro vorrei incontrare, nuovamente, Eros Alesi, e raccontargli quello che ho vissuto ed ascoltare quello che lui ha da dirmi.” Tino Bilara
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