collettivo culturale tuttomondo Elvira Seminara (Italia)
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Anche l’ acqua pulita, se sta ferma in un secchio o in una conca, imputridisce. La materia più pura, e trasparente. Tutto ha bisogno di scorrere – e di luce. Se ti muovi, il tempo perde tempo a trovarti – invecchi meno, cioè.
Se sei triste, spostati. Devia lo sguardo, la prospettiva. E quando non puoi essere bella, sii almeno meravigliosa.
Elvira Seminara
da Atlante degli abiti smessi, Einaudi, 2015
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Photo by Dave Hoefler on Unsplash
Elvira Seminara (Catania, 27 gennaio 1959) è una scrittrice, giornalista e accademica italiana.
Giornalista professionista dal ‘91, prima di dedicarsi interamente alla narrativa, è stata redattrice nel quotidiano La Sicilia e collabora attualmente con l’Espresso. Nel 2008 per Mondadori pubblica il suo romanzo d’esordio L’indecenza, col quale vince il Premio Letterario Nino Martoglio, come opera prima.
Ha insegnato Storia e tecnica del giornalismo nella Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Catania. In occasione dell’uscita del suo romanzo, Atlante degli abiti smessi, è nata una mostra itinerante di opere e installazioni realizzate con materie di scarto portate dai lettori.
È moglie dell’italianista Antonio Di Grado e madre della scrittrice Viola Di Grado.
Opere:
L’indecenza (Mondadori, 2008)
I racconti del parrucchiere (Gaffi editore, 2009);
Scusate la polvere (Nottetempo, 2011),
La penultima fine del mondo (Nottetempo,2013).
Atlante degli abiti smessi (Einaudi, 2015).
I segreti del giovedì sera (Einaudi, 2020)
Diavoli di sabbia (Einaudi, 2022).
(fonte Wikipedia)
Elvira Seminara, Atlante degli abiti smessi, Einaudi, 2015
Eleonora è una donna eccentrica con un modo tutto suo di guardare il mondo. Ma è anche una donna impetuosa. E ora che l’ex marito è scomparso, il rapporto con la figlia Corinne si è strappato, «come un lenzuolo che ha subito troppi lavaggi, vestito troppi letti». È anche per questo che Eleonora lascia Firenze e si rifugia a Parigi, in cerca di solitudine e di chiarezza, perché certe fughe «non si organizzano, si subiscono e al massimo cerchi di perfezionarle ». Da lí, osserva il parco sotto casa e le abitudini bizzarre degli inquilini del suo palazzo – un «ottimo esercizio di equa e diffusa compassione» – e tesse nuove trame. Ma soprattutto scrive a Corinne, per ricucire il loro rapporto. Un giorno dopo l’altro compila un campionario sfavillante degli abiti lasciati nella casa di Firenze. Una sorta di vademecum per orientarsi fra il silenzio ostinato degli armadi e il frastuono dell’umanità. Il catalogo animato di Eleonora diventa cosí un modo di trasmettere l’esperienza del tutto singolare, «fuori dalle ante». Un vortice di parole febbrili, inventive, con una forza espressiva inesausta, che ci trascina senza sosta, lasciandoci alla fine la sensazione di avere vissuto una storia che ci riguarda molto da vicino.
«Vestiti elfi. Che non trovi in nessun posto quando li cerchi. Ma poi rispuntano beffardi come niente fosse, in bella vista, proprio là, esattamente dove prima non c’erano. Inutile spostare grucce e rovistare, in questi casi, meglio non accanirsi, tanto ritornano. Tu devi far finta di nulla. Tieni gli occhi chiusi, se senti un fruscio mentre dormi. Devi stare al gioco se vuoi la pace nel tuo armadio».
«Vestiti che vogliono brillare, come le bombe».
«Vestiti che hai paura a rimettere, perché quel giorno sei stata cosí felice».
«Le vite non vogliono essere risparmiate. Ogni cosa, ogni corpo, non chiede che questo, sgualcirsi, logorarsi, cadere e ferirsi, sporcarsi e cicatrizzare, urtare, sanguinare, ricucire».
collettivo culturale tuttomondo Elvira Seminara (Italia)