colletttivo culturale tuttomondo Domenico Brancale (Italia)
Bisogna amare solo ciò che non si conosce. Quello che si conosce è acqua passata.
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Domenico Brancale
da Mal d’acqua, Modo Infoshop, 2020
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Illustrazione: Daria Petrilli
Domenico Brancale (1976) è un poeta e performer di origini lucane.
Ha pubblicato: L’ossario del sole (Passigli, 2007), Controre (effigie, 2013), incerti umani (Passigli, 2013), Per diverse ragioni (Passigli, 2017) e Scannaciucce (Mesogea, 2019) che raccoglie tutti i suoi testi in dialetto lucano.
È uno dei curatori della collana di poesia straniera “Le Meteore” per Ibis e “Prova d’Artista” per la Galerie Bordas. Ha curato il libro Cristina Campo In immagini e parole e tradotto testi di Cioran, J. Giorno, C. Royet-Journoud, Giacinto Scelsi, Artaud.
Il suo lavoro sulla voce e sullo spazio ha prodotto le performance: Questa deposizione rischiara la tua assenza(Galleria Gasparelli, Fano 2009), un sempre cominciamento(galerie hus, Paris 2012), Nei miei polmoni c’è l’attesa (Galleria Michela Rizzo, Venezia 2013), incerti umani (Festival Città delle 100 scale, Potenza, 2013), Se bastasse l’oblio (MAC Lissone, 2014), Langue brûlé (Palais de Tokyo, Paris 2014), Scannaciucce – una lode dell’Asino (Matera 2019). Collabora con le riviste L’internazionale, Le nature indivisibili, Antinomie.
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Mal d’acqua è un piccolo libro prezioso. Un piccolo libro prezioso che sta nel palmo di una mano. La gestione riflessa della realtà, la presenza di un linguaggio anteriore all’esperienza storico-individuale, la ricerca di un linguaggio salvifico che possa fare di un gesto una carezza, la liberazione di un senso destituito di strutture e fondamenti autoescludenti, fanno di Mal d’acqua un piccolo libro prezioso.
I frammenti di mosaico che Mal d’acqua contiene, conducono Brancale verso un nuovo cammino dell’inconscio, sulle orme di Michaux. Brancale dimostra di compiere con questo suo ultimo lavoro ulteriori passi nella direzione della profondità e noi lo seguiamo, ci addentriamo negli abissi con lui.
Come mai era avvenuto prima, in Mal d’acqua è presente un atto di fede e fiducia totale del poeta nei confronti del lettore: Brancale si affida al lettore, è consapevole che solo tra innocenti ci si possa salvare (Soltanto la parola che ascolta può parlare in silenzio, pag. 28 e Una cosa vera puoi dirla soltanto a qualcuno che ti ascolta, pag. 17).
Ha ragione Domenico: La poesia ama nascondersi… e la parola che si pronuncia è spinta da una parola che non si sente. Da una parola che non si sente ma che è, da una parola che solo i simili possono davvero afferrare e fare propria… Similia similibus curantur, la storia si ripete… (francesca marica)