centro cultural tina modotti Daìta Martinez (Italia)
de Daìta Martinez (Italia)
cae leve el alba de mayo
y tiene olor de pan el viento
que lento sube de los sueños y
tu padre que sueñas y sonríes
por un beso susurrado
a escondidas de una hija que
cree hacerte cielo en la casa
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di Daìta Martinez (Italia)
cade lieve l’alba di maggio
e ha odore di pane il vento
che piano sale dai sogni e
tu padre che sogni sorridi
per un bacio sussurrato di
nascosto da una figlia che
crede farti cielo nella casa
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traduzione Antonio Nazzaro
foto: Daìta Martinez
Daìta Martinez è nata a Palermo ove risiede.
Segnalata e premiata in diversi concorsi ha pubblicato in antologica con LietoColle, La Vita Felice, Mondadori, Akkuaria, Fusibilialibri, Ursini Edizioni, Cfr Edizioni e Il Soffio.
Dietro l’una è la sua opera prima, segnalata al Premio Nazionale Maria Marino. Autrice dei testi in video Kalavria 2009, nel 2015 ha vinto il primo premio ha vinto il primo premio – sezione dialettettale del Concorso “Città di Chiaramonte Gulfi”. La bottega di Via Alloro è il suo ultimo lavoro poetico. Nel 2018 è stata finalista – sezione opere inedite in lingua siciliana – della 44a edizione del Premio Internazionale di Poesia Città di Marineo. E’ stata inserita nell’Almanacco di poesia italiana al femminile “Secolo Donna 2018”, Edizioni Macabor.
La poesia di Daìta Martinez sottrae spesso, anche dopo una lettura tenace e ripetuta, il senso pieno delle parole che vengono disposte sul bianco del foglio come oggetti fisici sonanti, ubbidendo esse ad altre regole che a quelle di un’ordinaria sintassi, ad altre esigenze che a quelle di una facile comprensione/afferramento d’intenti.
Bisognerà, dunque, e più di una volta, rinunciare a capire e, piuttosto, lasciarsi affascinare (nel suo senso arcaico di ammaliamento meduseo) dalle sonorità e dall’architettura d’insieme dei versi.
Una cosa, questa sì, è palese: le parole intrattengono fra loro un rapporto insieme ludico e liturgico, dal momento che, come nella celebrazione dei riti sacri, il senso più profondo cui alludono passa attraverso simboli nei quali si annulla l’ovvietà, la norma; mentre, come in un gioco le cui regole restino altrettanto misteriose, esse trasgrediscono lo spazio, separandosi l’una dall’altra attraverso pause lunghissime, o frantumandosi al loro interno, o colando nel vuoto vocali e consonanti come gocce di latte o adeguandosi alla composizione tipografica di una “colonna” come sulla pagina di un giornale: una sorta di monolite compatto e però inquietante, come cresciuto per concrezioni successive di sentimenti ed esperienze (by Franca Alaimo)