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Cesare Pavese a Bianca Garufi

02/04/2022 By carlaita

collettivo culturale tuttomondo Cesare Pavese a Bianca Garufi

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Ai fiumi ci si abbandona; io mi abbandono a te, tu senza saperlo hai la forza di portarmi.
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Cesare Pavese a Bianca Garufi

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illustrazione dal web

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Si sono amati, si sono criticati, hanno cercato di capirsi creando un libro insieme.

Per cinque anni Cesare Pavese e Bianca Garufi si sono scritti in maniera intermittente e incessante. Con la penna in mano cercavano «il vero tra noi». Poco importava che fossero distanti, uno a Roma l’altra a Milano, o che si vedessero ogni giorno negli uffici di Einaudi. Erano una bellissima coppia discorde, come recita il titolo del carteggio curato da Mariarosa Masoero (Olschki Editore) che raccoglie le lettere scambiate tra lo scrittore piemontese, con il suo vivere «storto», e la studiosa romana, perseguitata da quel «panico dell’anima» che si attribuiva. (by Miryam Scandola)

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cctm.website

«Spero sempre di sposarti». Nel compilare l’elenco dei suoi scandali privati Cesare Pavese, in una delle lettere a Bianca, mette per primo questo.

Sta redigendo un ironico sommario delle sue vergogne perché, ne è convinto, solo scoprendo le proprie indecenze si può pensare di arrivare, in qualche modo, all’altro. «Penso ai denari, mi vergogno di mio cugino tabaccaio, mi sono molto masturbato un tempo. Spero sempre di sposarti». Queste, insieme ad altre, le sue sconcezze.

È il 1945, quello con la Garufi sembra già un rapporto definito dalla letteratura più che dalla passione carnale, dallo scambio costante che porta a comporre un romanzo insieme, a distanza, un capitolo a testa, inviato per posta. Forse l’amplesso più lento e radicale.

Lei presta la voce a Silvia, lui a Giovanni. Tentano l’esperimento letterario e amoroso di comprendersi nella stesura di qualcosa di reciproco. Fuoco grande, scritto nei primi mesi del 1946 e lasciato incompiuto, è un dialogo a due voci sul disastro di un’infanzia rovinata da un segreto e sulla scoperta di quel segreto taciuto.

Inaugurando questo colloquio ne permetteranno infiniti altri. Alcuni diventeranno poesia (di lui: La terra e la morte, i Dialoghi con Leucò), racconti (di lei) e altri solo conversazioni a distanza sul proprio mancarsi. (by Miryam Scandola)

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