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foto: Raymond Queneau, Cent mille milliards de poèmes, Gallimard, 1961
Cent mille milliards de poèmes (Centomila miliardi di poesie), pubblicato nel 1961 da Raymond Queneau, non è un libro di poesie tradizionale. Si tratta invece di un’opera di poesia combinatoria, ovvero una macchina per creare sonetti in maniera ludica.
Come dice lo stesso Queneau nella prefazione: “Questo librettino permette a chiunque di comporre a piacimento centomila miliardi di sonetti; tutti regolari, s’intende. Perché questa è, dopo tutto, nient’altro che una sorta di macchina per la produzione di poesie; e queste sono sì in numero limitato; ma abbastanza da poter permettere in teoria una lettura lunga quasi duecento milioni di anni (leggendo ventiquattro ore su ventiquattro)”.
Il libro è composto da dieci fogli, ciascuno diviso in quattordici sezioni orizzontali, stampati su entrambe le facciate. Ogni sezione contiene diverse righe di frasi o frammenti di testo. Per comporre un sonetto, basta seguire le istruzioni e combinare le righe scelte da ogni sezione secondo uno schema prestabilito.
Anticipando concetti che sarebbero poi esplosi con l’informatica, Queneau crea un sistema che permette di generare molteplici testi a partire da un insieme finito di elementi.
Raymond Queneau (Le Havre, 1903 – Parigi, 1976) è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo francese.
Traferitosi a Parigi nel 1920, aderisce al surrealismo, diventa amico di Henry Miller ed è fin da giovanissimo uno dei massimi animatori della vita culturale francese, fondando riviste e lanciando movimenti letterari come l’OuLiPo, al quale aderiscono tra gli altri Georges Perec e il nostro Italo Calvino.
Tra i suoi libri più celebri: Suburbio e fuga (1944), Esercizi di stile (1947), Zazie nel metrò (1959) e I fiori blu (1965).
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