cctm collettivo culturale tuttomondo Cecilia Lavatore Roma, 1990
Ho ricomprato il sapone per i piatti. E chiamato la Candy per la lavastoviglie, verranno presto, hanno detto. Gentili.
Le scorte di pasta, l’insalata, le fragole, l’acqua minerale e la crema idratante. Al supermercato mi hanno fatto anche lo sconto, dopo le otto di sera c’è il dieci per cento.
Ti saluta Flavia, la cassiera del Pim. “Salutami Lina”, ha risposto proprio così.
C’era molto traffico in centro a Palermo. Ma non mi sono arrabbiato. Lo vedi che posso?
Le doppie chiavi della macchina le avevo io
…in macchina.
Avevi ragione. Ancora una volta. Tu.
Stasera non torno. Come mi hai consigliato. Poi magari vediamo.
Cara Lina,
scusa.
Se non ti so chiedere scusa
se non ti so chiedere aiuto.
E non mi so chiedere tregua
per tutto quello che sbaglio.
Cosa sono? Un mostro, un violento, un vigliacco, un abisso?
E di cosa parliamo quando parliamo di chi siamo?
La prima volta che ho usato male le mani su te
me le sono riprese che sembravano quelle di un altro. E pensare che ti sono sempre piaciute.
Dicevi “da pianista”, dicevi “da poeta”.
Ti avevo spinta tra il frigo ed il tavolo nello spazio dove tua madre sosteneva che andasse messo qualcosa, magari una pianta. Che so.
Mi guardavi come una bambina che aveva perso la strada di casa. Ma tu eri a casa.
La nostra casa.
Che scrivo bene si sa.
Forse avrei dovuto fare lo scrittore e non l’ingegnere. Forse, allora, in azienda mi avrebbero rispettato di più.
Forse avrei dovuto solo abbracciare di più
quelle tue piccole ossa. Tra le tante piccole cose. Da fare, per forza, al mattino.
L’altro giorno la tele l’ho spenta perché ho provato vergogna, ho pensato: e se il prossimo poi …
sono io?
Alle volte era stato il vino, alle volte era stato il dolore, alle volte era stato l’orgoglio. Ma tutte le volte sono stato io.
Il giorno che ti ho conosciuta avevi un ciondolo a forma di cuore aggrappato ad un filo
quel filo sul collo
quel collo.
Il giorno che ti ho conosciuta avevi il trucco disteso sugli occhi
quegli occhi
sul mare
che mare.
Il giorno che ti ho conosciuta avevi gambe inseguite dai tacchi
quei tacchi sul vento
quel vento.
Il giorno che hai smesso di amarmi avevo i polsi sporchi di sangue, quel sangue sul muro.
Quel sangue.
Cecilia Lavatore
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foto: Federica Erra – fair use
Cecilia Lavatore (Roma, 1990) è autrice e interprete dei suoi testi, insegna Lettere alle scuole superiori e collabora con il quotidiano “Il Messaggero”.
Nei suoi monologhi e nelle prose poetiche racconta testimonianze di vite coraggiose e significative per la lotta alle ingiustizie sociali, affiancate da brani più intimi e autobiografici.
Ha pubblicato il romanzo Citofonare Morabito, le voci di Corviale, la raccolta di racconti Mia sorella è figlia unica, la silloge Rame, materiale per una termo-poetica, e il libro comico-umoristico Cabaret Decameron.
cctm collettivo culturale tuttomondo Cecilia Lavatore Roma, 1990