cctm collettivo culturale tuttomondo Catherine Black Quasi amore
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Quasi-amore.
Che bella definizione.
E’ come una cosa lasciata a metà.
E’ come preparare una cena coi fiocchi, preparare la tavola con il servizio buono, e poi nessuno degli ospiti si presenta.
E’ come spendere le ultime monete che ti restano per un caffè alla macchinetta e poi viene giù solo il cucchiaino. Come perdere la finale dei Mondiali ai calci di rigore.
E’ tutto pronto, nella tua testa, nel tuo cuore, per cominciare un nuovo amore – ma non comincia mai.
Rimane lì, nel mondo delle idee. Una potenza senza atto, un pensiero senza parola.
Resti da sola nella tua corsa sulle sue montagne russe.
Il lato bello di questo saliscendi è smorzato, in sordina. Rimbomba in una stanza vuota.
Il lato brutto forse anche è sminuito – ma, mancando quello bello, sembra amplificato: si insinua come un’ombra, come una densa macchia scura negli anfratti lasciati vuoti da quello che non c’è.
E’ fatto di pensieri un quasi-amore, che a volte diventano oscuri.
Sei tu per prima a guardarlo con diffidenza il quasi-amore: lo analizzi, lo infarcisci di dubbi, lo sminuisci.
Ti domandi se è proprio quella persona, alla fin fine, che vuoi, e non una parte di te che manca. Che è sempre mancata.
Ma che, per qualche strana reazione chimica, sembra galleggiare per qualche istante in superficie – quando tu e lui state insieme.
Ti domandi che senso abbia, tutta questa guerra atomica interiore per qualcuno che nemmeno lo sa: ma il quasi-amore è un amore a tutti gli effetti – mutilato, invisibile, ma sempre amore.
Ed esula da qualunque regola di logica.
Se fosse un amore-amore non avrebbe bisogno di essere sottoposto a questo processo.
Ma il quasi-amore deve scontare la pena più grande: quella di un meraviglioso potenziale che non si è mai realizzato.
Catherine Black
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illustrazione Magalie Bucher
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cctm collettivo culturale tuttomondo Catherine Black Quasi amore